Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/95

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dèdalo, padre d’ìcaro

Parigi e la traversata era avvenuta così brillantemente che tutti i giornali ne parlarono come d’un grande avvenimento artistico e sportivo, d’importanza anche politica perchè stringeva ancora una volta i nodi fra le due nazioni sorelle. Non specificavano però di quali nodi si trattasse, perchè soltanto l’aviatore e la danzatrice avrebbero potuto stabilirlo con qualche esattezza.

Ma la sera in cui si sparsero nei giornali i particolari del volo fu atteso invano nel solito caffè il notaio Costanzo Viani.

— Come mai non si vede il vecchio Dèdalo? — si domandarono gli amici che volevano offirgli uno champagne d’onore. E alcuni d’essi risolsero d’andare a portargli personalmente le loro congratulazioni per la nuova gloria acquistata dal suo figliuolo.

Ma trovarono Dèdalo a letto con la febbre, per le ansie e le paure vissute durante quei giorni, irritato contro il mondo intero e inviperito in ispecie contro le demoniache bizzarrie di quella ballerina che invece di prendere tranquillamente un treno e coricarsi oggi a Venezia in un sleeping per svegliarsi domani a Parigi, preferiva affidarsi a due ali che si potevano staccare, a un motore che si poteva spegnere e a un disgraziato aviatore che poteva avere una distrazione, per colpa delle sue civetterie di parigina, e precipitare con lei da mille metri.

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