Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/113

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La via ritrovata 105

e morse lungamente il freno prima di sottomettersi alla mia volontà. Fra i miei ricordi più amari mi torna sovente al pensiero quello d’una sua crisi terribile di lacrime e di disperazione prima di pronunciare i voti che lo legavano alla Chiesa. Rammento ch’egli si attaccò alle mie ginocchia implorando almeno una dilazione di qualche anno o di qualche mese, affinchè la sua vocazione si chiarisse e s’affermasse. Ma io sapevo che questa attesa lo avrebbe distolto da ciò che reputavo ormai il suo preciso dovere dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini e fui inflessibile. Jacopo obbedì, entrò nei sacri ordini, ma non volle essere un prete secolare, un predicatore alla moda, un vescovo decorativo. Si chiuse in un convento e fu un oscuro frate tutto dedito a Dio e alla pietà. Egli ha ora quasi ventisette anni; da cinque anni non lo rivedo, non ho notizia di lui, non conosco che il luogo della sua residenza. Ignoro la vita del suo spirito, ignoro se le sue ribellioni si siano placate nella rinunzia e nella preghiera, ma so di essere stata in grave colpa dinanzi a lui e temo di averne fatto un infelice, forse un disperato.

La marchesa Saveria si terse le lagrime che durante il racconto erano sgorgate senza posa dai suoi occhi e pronunciò con la voce rotta