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L'intrusa | 141 |
mesi innanzi per una cittadina del Veneto, vestito d’una bella divisa di ufficiale, seduto al volante della sua veloce automobile, allegro, disinvolto, brillante come ella non l’aveva mai veduto. E le sue lettere piene di gaiezza e di entusiasmo le erano giunte a intervalli frequenti e irregolari, rassicurandola sempre più ch’egli non correva quasi pericolo e che viveva lietamente e gagliardamente la sua avventurosa e varia esistenza di guerriero moderno.
Senonchè un giorno, in mezzo alla più illusa e fiduciosa tranquillità, un telegramma con poche ma orrende parole le era giunto: “Suo figlio gravemente ferito disastro automobilistico. Parta subito„.
Inebetita di terrore ella s’era buttata nel primo treno in partenza, e durante le lunghe ore del viaggio una specie di torpore fisico e spirituale s’era impadronito di lei, l’aveva tenuta ferma, immobile, quasi impassibile fra quelle quattro brevi pareti, rassegnata fatalmente alla lentezza di quel cammino che la portava incontro a suo figlio morente, forse a suo figlio morto.
Soltanto la presenza di quell’altra creatura dolorante, salita poco dopo di lei, le era sembrata dapprima intollerabile. Quella compagna impostale dalla sorte l’aveva costretta forse a