Pagina:Guglielmo Bertagnolli, Il primo processo delle streghe in Val di Non.djvu/34

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Nella nostra istruttoria questa descrizione è assai sbiadita: un semplice accenno nel particolare della tregenda sul Roen: la fantasia manca, o si riduce a povere invenzioni: si vede che questa mitologia non è indigena nel paese o è ridotta a pochi elementi importati dal furore antilammico stesso o dai rapporti internazionali fra latini e germani iustaconfinanti.

L'unica creazione che pare indigena è quella del Salvanel o homunculus silvanus, un derivato delle figure mitologiche di Satiro o di Pan: questa contaminazione (come direbbero i filologi) cioè questo frutto della commistione di due concetti, l’uno cristiano del demonio, l’altro della divinità binaturata boschereccia del Fauno, è abbastanza esattamente delineata: nei processi tedeschi abbiamo la forma diabolica: die teuflisch Gespenst, che ricorda il nostro Salvanel ma è assai meno concreta negli attributi; essa corrisponde piuttosto al nostro fantasma. Un parallelo fra il cosidetto Basadonne e la Windsbraut avrebbe qualche buon argomento a sua giustificazione, ma nel nostro materiale non c’è traccia che possa indurci a tentarlo. Maggior ricchezza di particolari fantastici appare nel processo di Nogaredo, ma essi, lungi dall'esser prodotto autoctono del folclore terraneo, mi paiono piuttosto il frutto nefando della leggenda e della letteratura forense. I processi stessi diedero l’indirizzo, la materia prima e il primo germe a un vasto ciclo di superstizioni sulle fatture, sulla tregenda e sul connubio col diavolo. Siamo di fronte all’evoluzione d’uno strano concetto del soprannaturale (i filosofi che negano la vitalità delle idee, mi perdonino questa sintesi) che da oscure e incerte origini viene concretandosi, materializzandosi in un mondo tutto nuovo di creazione collettiva e di innegabile valore estetico; la scuola romantica lo seppe! Ciò non toglie che di queste, come di altre consimili produzioni della fantasia, il mondo avrebbe potuto fare a meno, anche a costo, forse, di rinunciare a qualche pagina delle più tipiche del Faust.

Interessanti sono i piccoli saggi di folclore religioso che faccio seguire nell’Appendice. La preghiera della Croce è forse il monumento più ben conservato ed ha un senso compiuto espresso in un giro stilistico abbastanza corretto. Ricorda la preghiera della antica scuola lombarda (Bonvesin da Riva) del secolo XIV e non è punto escluso che da essa provenga, quantunque mi lusinghi più l’opinione che si tratti di una giaculatoria indigena, d’un primo gioiello della letteratura religiosa anaune.