Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/150

Da Wikisource.
144 dialogo del reggimento di firenze


altrimenti le cose, perché la ambizione gli fará amare di avere a trattare piú con gli ignoranti e co’ deboli che co’ savi e stimati, sperando potere maneggiargli piú a suo modo; el sospetto gli metterá paura vana che crescendo la riputazione di simili, non siano desiderosi di altro stato o di ruinare lui, e se la piglierá cosi, nascerá mala contentezza ne’ cittadini qualificati, in modo che andranno intraversando sempre le cose e volgendosi a nuovi pensieri; donde alla fine bisognerá o che lui si getti alla tirannide o che rovini, e la rovina sua non potrá essere sanza pericolo della rovina della libertá.

Ma se per la fortuna buona della cittá la elezione cadessi in uno uomo savio ed amatore di questa gloria di fondare uno buono governo, e che cognoscessi che questi ordini, se bene astringessino uno poco la sua autoritá, tamen, come disse quello re lacedemonio alla madre che lo riprendeva di avere consentito a fare gli efori, farebbono el magistrato suo piú lungo e piú sicuro, lui sarebbe mezzo a fare questo resto e lo farebbe facilissimamente, perché gli sarebbe prestato fede, perché ognuno sarebbe capace che non lo moverebbe lo interesse proprio, poi che essendo sciolto cercherebbe di legarsi e proporre cose per le quali la autoritá sua venissi piú presto a diminuire che a crescere, e stando perpetuo nel magistrato, quello che non gli venissi fatto in una volta ed in una occasione, gli riuscirebbe in piú. E questa è una di quelle ragione della quale voglio vi ricordiate, se mai verrá in disputa quale sia meglio o farlo a vita o per tempo; perché essendo a tempo, se vorrá introducere gli altri ordini non gli sará prestato fede come a uno a vita, potendosi dubitare che lui lo faccia pensando al particulare suo per quando ará finito el magistrato.

Però concludendo vi dico che ho per molto dubio e mi pare che dipenda molto dalla potestá della fortuna, se questo governo disordinato si riordinerá o no; la quale nelle cose del mondo può quanto molti credano; o almanco quegli che attribuendo tutto alla prudenzia e virtú si ingegnano di escludere la fortuna, non possono negare che la non vaglia assai in questo, che le cose naschino a tempo, che truovino com-