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del modo di eleggere gli uffici 181


gliori termini; ed in questo mezzo chi è buono cittadino, se non ha degli ufici come vorrebbe, debbe approvare e’ buoni fini che muovono el popolo, ed essere contento piú del beneficio della cittá che del commodo suo particulare. E ricordarsi che intratanto ogni cittadino gode el frutto principale delle libertá, che è di non temere di essere oppressato se non quanto dispongono le legge vostre; non avere altro superiore che e’ magistrati; non s’avere a cavare la berretta a persona; e nel distribuire gli onori ed utili della cittá, avere tanta autoritá quanta ha el piú ricco ed el piú potente che ci sia; cose che chi ve n’avessi dua anni fa, promessa la metá, vi parrebbe essere stati felici, ed ora che l’avete non vi debbono parere piccole, se bene non avete tutto quello che desiderate; massime che potete sperare di avere alla giornata tutto o parte di quello che vi manca, e consolarvi che quello che ora non avete non vi è tolto dalla autoritá o potenzia di persona né per fine tirannico, ina da voi medesimi e di vostra volontá, e non per altro che per cagione del bene publico nel quale participate voi come tutti gli altri.

Né crediate però che io sia si poco grato degli ufici e benefici ricevuti da voi, che io non sia per lodare lo allargare in quello che si possa fare onestamente e sanza danno del publico, e che io non desideri di vedere tutto el bene che si possa a voi, dall’umanitá de’ quali ho avuto tanto onore. Ma non mi pare giá che la provisione che è proposta possa fare questo effetto; e crederrei che volendo pure avere rispetto a questo desiderio si fussi potuto fare piú prudentemente e piú temperatamente. Perché io non fo dubio che se voi riducete alla sorte tutti quegli che aranno la metá delle fave ed una piú, che le elezione non saranno spesso di quella sorte che ricercano e’ vostri bisogni, atteso che in questo consiglio intervengono molti che per avere altre faccende non tengono quello conto delle cose dello stato che si converrebbe; e tutti questi sono larghi al vincere, perché è natura di ogni uomo piú presto errare nel dare che nel tórre; ci sono gli amici e parenti di ognuno che va a partito, che con le fave loro e con