Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/215

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la decima scalata 209


volta sua, in modo che cosí toccassi a essere gonfaloniere di giustizia, de’ dieci della balia, imbasciadore e commessario a uno ignorante, da poco e cattivo, come a uno savio, d’assai e buono. Le quali cose chi intendessi cosí indistintamente, leverebbe via la industria e spegnerebbe la virtú e la bontá, e farebbe uno caos si grande, che vi rovinerebbe presto sotto uno mondo, non che una cittá. Con questo esemplo e’ vostri artefici, e’ vostri sudditi, e’ vostri contadini vorrebbono essere pari a voi in ogni cosa; e cognoscendosi sanza comparazione piú di voi, vi sforzerebbono a consentirlo. Però bisogna che in uno vivere libero sia amata e favorita la equalitá moderatamente, e non quella che levi via e’ gradi e le distinzione de’ cittadini, perché Dio ha fatto in tutto el mondo diversi e’ gradi degli uomini e delle cose, ed è stato distinto, con le legge di tutto el mondo, el tuo dal mio, perché cosí è necessario a volere mantenere la salute universale. E se in una cittá, uno o piú cittadini hanno piú possessione che gli altri, o per industria loro o de’ loro passati, o per buona fortuna, questo è provisto dalle legge e dalla consuetudine universale del mondo, che siano ordinati e distinti e’ modi del guadagnare, co’ quali è lecito a ognuno accumulare giustamente roba e possessione, le quali chi volesse tórre loro con le legge o con le gravezze, suvvertirebbe lo ordine del mondo e farebbe una ingiustizia ed una iniquitá conveniente a corsali ed assassini; e le buone republiche e bene ordinate, sogliono punire queste ribalderie, le quali questo nostro collegio, che mi pare uno altro Solone, vuole che si introducono per legge; né sa che le libertá non furono introdotte per altro, se non perché ognuno possa sicuramente godere el suo e non sia usurpato dal piú potente, e costui le vuole usare a rapinare e dividersi la roba di quegli che giustamente le posseggono, ed ardisce tanto della pazienzia vostra, che dice essere giusta una legge che è una somma ingiustizia ed iniquitá.

E se si dicessi che gli è pure ragionevole che chi è ricco aiuti piú la cittá ne’ bisogni suoi che el povero, io confesso che è la veritá; ma dico bene che tanto la aiuta colui che di