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Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/230

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224 discorsi del reggimento di Firenze


empia di sètte e fazione, ed almeno con corso di qualche anno si riduca in mano di uno solo. Né io apruovo solo che sia consiglio grande, ma mi piace ancora el modo con che li è stato ordinato, perché discretamente ne sono stati levati quegli che anticamente non participavano nel governo, acciò che non fussi uno consiglio tutto di plebe o di contadini, ed è stato necessario aprire la via a tutti li altri e farli abili, perché el ristrignere o vagliare usciva de’ termini del consiglio populare. E se bene con questa larghezza vi concorrino alcuni pazzi, molti ignoranti e molti maligni, nondimeno, computato el tutto, si vede che le elezione che si fanno per giudicio de’ piu, non sono fuora di ragione; e se pure qualcuna ne varia è da soportarlo per meno inconveniente e piú tosto da vivere cosi con qualche disordine, che volere vedere tutto el bene e male in mano di uno solo, e da considerare che in nessuna cosa può essere tutta la perfezione, ma che quelle sono da essere piú aprovate che hanno meno difetti.

Fu adunche bene ordinato el consiglio grande in farlo generale a tutti quegli che participavano dello stato; ed io ho qualche volta considerato se e’ fussi bene che nella creazione de’ magistrati intervenissino in consiglio non solo tutti quelli che oggi vi sono abili, ma ancora uno numero grande di quegli che non possono participare del governo, perché noi abbiamo veduto per esperienzia che la piú parte delli errori che fa el consiglio nello eleggere li ufici, nasce da uno appetito del distribuirli si larghi, che ognuno di chi squittina, possi sperare di aggiugnervi. La quale ragione cesserebbe in quelli che non ne fussino capaci, perché non avendo speranza che alcuna larghezza ve li potessi tirare, non arebbono causa di conferirli se non in quelli che a iudicio loro li meritassino. Ècci lo esemplo delle antiche republiche, dove nella creazione de’magistrati intervenivano infiniti; e si legge traili altri che e’ romani davano a molti la cittá cum iure suffraga, che a giudicio mio non era altro che ammetterli alla creazione de’ magistrati, ma non ve li fare capaci. Ed ècci, come è detto, la ragione, perché chi si troverrá a squittinare, né ara interesso