Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/229

Da Wikisource.

del modo di ordinare il governo popolare 223


assai per pascere e’ sua abitatori. E però come si è dato principio allo ordine delle fanterie e di fuori della cittá, sarebbe bene introdurlo drento e nelli uomini d’arme e ne’ cavalli leggieri. E’ modi particulari non accade ora estendervisi, ma tutto saria facile, massime essendo la cittá nostra e lo stato nostro molto populato. È vero che, acciò che la cittá ed el paese non si empiessi di fazione e discordie, sarebbe necessario tenerli con una buona giustizia, la quale nelle legge è facile a ordinare, ma è difficile nelle osservazione, come di sotto si dirá piú largamente.

Ordinato questo capo, piú importante di tutti, non merita poca considerazione el governo nostro di drento, dove si arebbe a attendere tanto piú volentieri, quanto e’ si accosta piú presso al modo buono, né accade disputare quale sia migliore amministrazione o di uno o di pochi o di molti, perché la libertá è propria e naturale della cittá nostra. In quella sono vivuti e’ passati nostri, in quella siamo nutriti noi; né solo ci è suto dato dalli antichi nostri per ricordo che noi viviamo con quella volentieri, ma che bisognando la defendiamo e colle facultá e colla vita propria. Né è altro la libertá che uno prevalere le legge ed ordini publici allo appetito delli uomini particulari; e perché le legge non hanno vita né si possono fare osservare da sé medesime, ma hanno bisogno di ministri, cioè de’ magistrati che le faccino eseguire, è necessario a volere vivere sotto le legge, non sotto particulari, che e’ magistrati non abbino a temere alcuno particulare, non a ricognoscere l’onore loro da uno o da pochi, acciò che non sieno constretti a governare la cittá secondo la voluntá di altri. E però per fondamento della libertá bisogna el vivere populare, del quale è spirito e basa el consiglio grande, che abbi a distribuire e’ magistrati e degnitá della cittá.

Tenendo fermo questo, si può fare uno difficilmente grande nella cittá, perché non sendo in mano sua dare stato e reputazione a persona, non ha chi si truova in magistrato cagione di ubidirgli o per paura o per speranza; levato questo, non è la cittá libera né può essere, perché è necessario che la si