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nota 293


A, molto spesso modifica cosí B come A. Si può dunque concludere che nemmeno per l’ortografia conviene attenersi alla lezione di A.

Ma dall’esame di B e delle correzioni autografe sorge una nuova difficoltá. Accade ripetute volte che forme le quali dalla correzione autografa ricevono una specie di convalidazione ufficiale, non sono costanti neppure in B: una parola che ad una pagina è stata modificata dall’autore, si trova senza modificazioni di sorta alla pagina seguente. Se fosse lecito attribuire questa difformitá ad una minore attenzione ch’egli avesse prestato alla revisione ortografica, l’editore potrebbe, dai casi dove si hanno correzioni autografe e, per il resto, dall’uso guicciardiniano quale appare in A, dedurre regole fisse per la grafia del suo testo, modificando in conseguenza l’ortografia del segretario.

Ma questo metodo non è accettabile. La lezione C non concorda sempre con A: se in molti casi l’autore introduce in B la grafia di A, in altri corregge cosí A come B. Abbiamo visto acconciano mutato in acconciano; anche in A aveva scritto acconciono.

Si potrebbe pensare che, quando corresse B, il Guicciardini avesse adottato criteri ortografici definitivi, che in qualche parte differissero anche da quelli seguiti mentre scriveva il primo abbozzo. Ma neppure le correzioni C sono regolate da norme costanti: ricordiamo l’esempio citato di direno ed erreremo rispettivamente corretti in diremo ed errereno.

Queste considerazioni ci hanno indotto a seguire, per l’ortografia come per il testo, la lezione di B (salvo naturalmente le correzioni C). In mancanza di un manoscritto autografo definitivo ci è sembrato che il miglior criterio fosse di prendere B come la redazione riconosciuta dall’autore, anche nella sua ortografia. Le diversitá ortografiche fra B ed A, fra B e C, non corrisponderebbero perciò a diversi criteri dell’autore e del suo segretario, ma deriverebbero dalle incertezze proprie dello stesso Guicciardini, incertezze che in ogni suo manoscritto si ritrovano a distanza di poche pagine e anche di poche righe.

Ad ogni modo, per offrire agli studiosi una completa documentazione, diamo qui notizia delle diversitá che si notano nell’ortografia dei due manoscritti. E cominciamo dai casi in cui B usa sempre forme diverse da A o da C.

B scrive lodare, senza, confundere, fundamento; A (e C) sempre: laudare, sanza, confondere, fondamento. In B troviamo specie,