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122 diario del viaggio in spagna

donde in quella provincia si chiama «Saragosa la farta». È cittá ricca, populata e bella; ha le case tutte di mattoni, ma ve ne sono molte grande e magnifiche, in modo che è bene accasata. È nella chiesa maggiore una cappella antica lavorata di alabastro che è opera molto grande e magnifica, dove sono sculte molte figure, molti animali, molti fiori ed erbe di lavoro pronto e naturale, ed è bella cappella; el resto della chiesa in sé non è cosa di qualitá. Èvi uno monasterio di frati intitulato in Santa Angratia, dove è uno convento edificato per ordine ed a spese del re, dove sono chiostri, libreria, refettorio, dormitorio ed altre stanze molto grande e bellissime, in forma che io non vidi mai piú bello convento, che vi è congiunta insieme la magnificenzia e la grazia; ora si comincia a edificare la chiesa, la quale dicono sará corrispondente al convento. Èvi una chiesa chiamata Santa Maria del Pilare, dove dicono che a tempo che san Iacopo convertí quel paese alla fede, apparí visibilmente la Vergine Maria in su uno pilare, cioè in su una colonna; in modo vi è grandissima devozione e grandissimo concorso; e vi si vede ancora la colonna; è in quella chiesa una capella dove è il sepulcro di uno cavaliere ragonese chiamato Giustizia, che fu viceré di Sicilia e morí sono pochi anni, lavorato di alabastro con intagli d’oro con tanza grazia e magnificenzia che è opera bellissima. Cavano lo alabastro presso a Saragosa a poche miglia. In somma è bella cittá e da potersi a mio giudicio, posposto el mare, preporsi o almeno equipararsi a Barzalona. Sono sotto al re ma con privilegi infiniti; trattansi per gli ufici loro le cose civili; le criminali si giudicano da chi vi è pel re, ma hanno lo appello a’ deputati della cittá; non pagano gravezza alcuna al re, né trae di Aragona se non certe entrate di passi e di dogane che non credo passino in tutto ducati quindicimila; in modo che la regina donna Elisabetta soleva dire qualche volta, infastidita di tanti loro privilegi e libertá: «Aragona non è nostra; bisogna la torniamo a conquistare». Hanno loro dazi particolari, e’ quali esercitano duramente e sanza respetto alcuno di imbasciadori o altra legge; sono uomini alla usanza