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consolatoria 169

mitá che non è la tua. Perché come tu proponessi la memoria dell’altra vita, a comparazione della quale questa è uno punto, e che Dio manda spesso le tribulazione agli uomini non per gastigargli ma per purgarli, e che chi per amore suo le tollera pazientemente ha da reputare felicitá lo essere visitato da lui di qua con questi modi, perché mirabilmente approfittano di lá: chi dico, si riducessi a memoria queste cose, sarebbe ne’ tuoi dispiaceri con maggiore piacere che non avesti mai tu nelle tue felicitá. Cosí, chi procedendo filosoficamente si ricordassi che questi beni della fortuna sono di nessuno momento, e da essere stimati da’ savi come cosa vilissíma, e’ quali chi perde, perde piú presto una soma inutile e travagliosa, che cosa di alcuno valore, e che la felicitá ed el sommo bene consiste solo nella virtú e ne’ beni dello animo: chi dico, si ricordasse di questo, avendo perso quello che hai perduto tu, non gli parrebbe avere perduto niente, ma essere piú leggiere e piú scarico a seguitare el resto del cammino suo.

Sono queste cose verissime, e che se noi avessimo purgato gli animi, come ragionevolmente doverremo avere, medicherebbono tutte le nostre infermitá, e ci terrebbono sempre in questo mondo contenti e felici; ed io non solo giudico degni di laude, ma ammirabili e beati quelli che si truovono disposti in modo che con queste contemplazioni si spicchino tanto dalle cose del mondo che non sentíno e non curino gli accidenti suoi. Ma ho anche per scusato chi dalla fragilitá umana è impedito a levarsi tanto alto, e chi in ogni avversitá che gli sopravenga si ricorda e senta di essere uomo; e come io desidero che tu sia in questa perfezione, cosí confesso io di esserne alieno: e però non volendo imitare certi medici che spesso danno allo infermo quelle medicine che per sé non piglierebbono, parlerò teco piú bassamente e piú secondo la natura degli uomini e del mondo.

Mi persuado che l’avere perduto le grandezze che tu avevi con la Chiesa, cosí per conto dell’uficio di Romagna, come di essere presso al papa, ti abbino dato poca molestia, e che