Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/179

Da Wikisource.

consolatoria 173

fuora sanza vergogna e sanza dispiacere, e quanto piú si tiene occulta e piú drento, tanto pá tribola, piú rode, piú arde.

Adunque poi che tu sei innocente e sanza colpa delle imputazione che ti sono date, tu manchi della principale e maggiore parte, anzi per dire meglio, della sustanzia del dispiacere che tu potresti avere; tu manchi di quello che difficilmente riceve consolazione, e resta quello che se tu ti vuoi racorre e considerare bene le cose, non ha quasi bisogno di consolazione. È come se in tempo di una pioggia grande ti trovassi in una campagna, ma provisto in modo di cappello, di stivali e di panni che l’acqua non può passare, e sanza toccartene una sola gocciola, non che le carne ma né anche le veste vicine a quelle, arrivato a casa non truovi alla fine bagnato altro che quegli abiti estrinsechi, e’ quali levandoti da dosso, e la persona e l’altre veste tue restano in quello medesimo modo che sarebbono se mai non fussi piovuto. Non è se tu consideri bene percosso di te per queste false vociferazione, altro che cose estrinseche: tu resti quello medesimo cosí buono, cosí integro, cosí virtuoso, eri prima; t’ha percosso una calamitá che non a te solo ma tante volte è accaduta a’ tempi antichi e moderni a uomini di virtú, di prudenzia, di bontá e di moderazione singulare; anzi è proprio degli uomini rari ed eccellenti essere lacerati da questi venti che alla fine hanno poca altra origine che da invidia. Gli esempii sono infiniti e tanto noti che è superfluo nominare alcuno, e di quelli massime che essendo sempre vivuti santamente, avendo fatto innumerabili benefici alla patria, non solo sono stati lacerati da questo romore e calunniose parole, ma a alcuni tolta la roba, mandati in esilio e qualche volta dalli ingrati popoli e patrie privati della vita.

Che adunche ti lamenti, ti duoli se hai una spezie di infelicitá che non a te primo né solo ma a infiniti uomini grandi e buoni è accaduta, e questa insíno a ora leggerissimamente? Perché, non tolte facultá, né mandato in esilio, non fattati alcuna grave nota o pena, né è in effetto altro che romore: perché le cose della gravezza ingiusta e dello essere