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202 oratio accusatoria

bisognato o che patischino nelle cose necessarie, o che consumino el capitale che avevano disegnato per le dote delle figliuole, o che vi provedino con stocchi e trabalzi. Dirai che speri ne’ danari e mezzi tuoi? So bene che hai rubato tanto che aresti modo a corrompere dieci giudici, dua cittá intere, ma sono giudici troppo buoni, troppo integri, troppo amatori della libertá; cognoscono quello che non hai cognosciuto tu, quanto piú vale l’onore che e’ danari.

Speri tu impaurirgli o spaventargli? Ti veggo bene el volto pieno di audacia, ti veggo pieno tutto di superbia e di stizza; ti pare avere gli eserciti teco, ti pare che abbiamo tuttavia paura che tu non ci dia un altro sacco. So bene che queste sono le voglie tue, che questi sono e’ tuoi desiderii; ma è passato el tempo tuo: hai a vivere privato, hai a vivere abietto, hai a vivere odioso a ognuno, sanza forze, sanza autoritá, sanza grazia, peggio veduto che una fiera, peggio voluto che una biscia; sanza che, quando bene tutte queste cose potessino tornare, sono e’ giudici sí animosi e sí virili che non per questo mancheranno di fare quello che sanza eterna infamia non possono fare el contrario. Speri tu nel favore e riputazione de’ parenti, nello aiuto di tanti amici, ne’ diguazzamenti che per te fanno tutti e’ partigiani de’ Medici? Non vedi tu infelice che non è piú el tempo che si spendino queste monete? Che la cittá è libera, non piú sotto e’ tiranni? Che dominano le legge e la giustizia, non piú gli appetiti de’ privati? Che gli amici de’ Medici, per la memoria di quelli tempi e di quegli scelerati fini, affaticandosi per te ti offendono e ti nuocono? Che e’ parenti tuoi in tanto atroci peccati, in tanto odio universale, in tante grida di tutti, non solo non ti possono giovare, ma se fussono de’ giudici tutti e’ Guicciardini e Salviati sarebbono constretti a condannarti? In che speri tu adunche? Udiamo per l’amore di Dio queste sue egregie difese.

Allega che tutti e’ danari che si sono spesi in questa guerra sono andati in mano di Alessandro del Caccia, e che nessuno n’ha ricevuto lui, e che per e’ libri di Alessandro appa-