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208 oratio accusatoria

lui. Né gli ha avuti per tempo determinato, ma con certissima speranza d’avergli a tenere durante la vita del pontefice, apresso a chi era in tanto grado, che gli fussi concesso governare per sustituti una provincia grande ed importante come è la Romagna, avessi in tempo di guerra la cura di tutti gli eserciti ed arme sue, e nella pace fussi eletto a stargli apresso per consultore ed espeditore di tutte le faccende maggiore. Luoghi di tanta grandezza e di tanto profitto che non si può porre termine a questi guadagni uno, dua o tre migliaia di ducati l’anno, ma sono somme incerte ed infinite; e la riputazione non è minore, perché chi è sí grande apresso a uno papa è in notizia di tutta Italia, è osservato da tutta la corte, adorato da tutto lo stato della Chiesa, e finalmente è ancora grande e riputato apresso a tutti e’ príncipi del mondo; e per essere apresso a uno papa che aveva usurpato el governo di questa cittá, ci aveva cosí abundante quella autoritá e grandezza, che lui medesimo voleva, ed era in potestá sua disporre per e’ parenti ed amici suoi e per chi gli pareva, delli onori ed utili che ci sono. Perché come poteva negare tali cose el papa a uno che avessi in mano tutti e’ segreti e tutto lo stato suo? e come quegli che erano qua vicari suoi, poi che la indignitá in che era allora questa povera cittá mi sforza usare questo vocabulo, potevano fare di non consentire ogni cosa a uno che era di continuo agli orecchi ed in tanto credito con quello principe, da chi dependeva tutto el bene e la speranza loro?

Tutte queste cose adunche tanto utile, tanto grande, tanto onorevole ha perduto messer Francesco per la ruina de’ Medici; tutte e forse maggiore spererebbe recuperare per la esaltazione loro; ma mentre che stanno depressi, come desiderano tutti buoni, è restato sanza guadagni, sanza potenzia, sanza autoritá, fuora della memoria ed esistimazione de’ príncipi, e qui pari a tutti voi a chi gli pareva potere comandare, ed a molti de’ quali si sarebbe quasi sdegnato di parlare. E dove soleva dominare a nobile e magnifiche cittá, dove negli eserciti era obedito da’ principali signori e gentiluomini d’Italia,