Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/223

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oratio accusatoria 215

né desiderò cosa per e’ fratelli, parenti ed amici che non ottenessi. Quale fussi allora el vivere suo, e con che mezzi si conservassi nella benivolenzia e favore del tiranno, non si può sapere particularmente, perché per l’ordinario le azione di quelli tempi non appariscono come ora ne’ consigli e publicamente: sono cose che girano in privato per le camere ed in pochi, ma si può cognoscere benissimo per gli effetti. Perché l’averlo accettato negli intimi quando tornò di Spagna, si potrebbe dire che fussi proceduto da essersi ingannati; ma el continuare nell’onorarlo, lo accrescere ogni dí segni di amore e benevolenzia, mostra manifestamente che lo trovorono amico ed utile alla tirannide, che è quello solo che el tiranno osserva; el quale non studia in altro se non chiarirsi dello animo degli uomini, ed adoperar quegli che truova confidati e desiderosi della sua grandezza: cosí è necessario dire che trovassino lui. Però non solo mentre che stette in Firenze gli feciono quegli onori e piaceri che voi avete inteso, ma non molto poi, non lo dimandando né vi pensando lui, lo mandorono governatore di Modena: a che concorsono tutti e quegli di Roma e quelli di Firenze, perché per le arte medesime era grato a tutti ed in spezie madonna Alfonsina, donna come sappiamo tutti avarissima ed ambiziosissima, la quale fu quella che lo propose, ed a chi fu sempre molto grato. Che se è vero quello che è verissimo, che ogni simile ama el suo simile, vi può mostrare abastanza che ancora lui fussi infetto di ambizione e di avarizia, della quale quella donna fu una fonte ed uno esemplo.

Da questo principio fu come uno corso degli onori e grandezza sua, perché diventò ogni dí piú grato e piú confidente a’ tiranni; in modo che ebbe poco di poi el governo di Reggio, ebbe quello di Parma, fu mandato commissario generale con suprema autoritá nella guerra contro a’ franzesi; ebbe la presidenzia di Romagna, ed in ultimo fu chiamato dal papa a Roma perché stessi apresso a lui come consultore e secretario suo, donde fu poi mandato luogotenente suo in questa pestifera guerra, con tanta potestá, con tanta riputazione che parve