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226 oratio accusatoria

supplicio suo che nostro pericolo. Il che volessi Dio che fussi cosí, e che io avessi preso invano in uno tempo medesimo fatica, pericolo ed inimicizie. Ma chi lo crede si inganna, perché in lui concorrono molte cose alle quali è necessario avere buona considerazione.

Principalmente ha, come voi sapete, nella cittá molti parenti ed amici, nel contado molto credito; di fuora, per le cose grande che lungo tempo ha maneggiate, ha riputazione e molte amicizie; è noto nelle corte di tutti e’ príncipi, ha esperienzie assai negli stati; concorre in lui lingua, animo ed ingegno e molte parte che, come se lui fussi buono cittadino sarebbono grate ed utili alla patria, cosí essendo el contrario sono pericolose. La libertá nostra è nuova; la cittá ancora non bene unita, gli animi di molti cittadini dubi; el governo, come di necessitá accade ne’ principii, piú presto insino a ora confuso che ordinato; pieno ogni cosa di sospetto e di varietá. Non abbiamo a temere di uno tiranno uomo privato, ma di uno papa, che benché al presente paia afflitto, può ogni ora risurgere: le cose di Italia in tanta agitazione e travagli che da mille anni in qua non furono mai tante. Non ci bisogna solo considerare el mondo come sta ora, ma possono nascere ogni ora molti accidenti che augumenterebbono sanza comparazione le difficultá, e’ sospetti e pericoli. In questo stato adunche di cose tanto incerto, tanto sospeso, è bene debole, è bene male pratico chi non cognosce e non considera quanto sia pericoloso avere in casa uno inimico che abbia qui séguito, fuora riputazione, e che possa essere creduto quando prometterá piú ancora che non sia in potestá sua di osservare, che abbia animo a tentare cose nuove, ingegno a saperle ordinare, lingua e penna da poterle persuadere, e che sia in grado che dí e notte non pensi altro che a rimettere la tírannide, che a suffocare la nostra libertá.

Non erano né di esperienzia né di credito né di parte alcuna da comparare a messer Francesco quegli che nel 12 cacciorono el gonfaloniere: e’ tiranni parevano spenti, la cittá amatrice come ora del vivere populare, quale era molto piú