Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/287

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oratio defensoria 281

né possono anche fare altrimenti, perché con l’aiuto del padre l’hanno a vestire, a conducere a casa e sustentare; e costui vuole che nel tôrre donna io non abbia avuto rispetto al padre, e poi nello effetto mi sia astenuto da quelle cose per le quali arei fatto questo errore. Ma sono cose tanto frivole che io mi vergogno a parlarne, massime essendo dette da lui in modo e con nessuna spezie di pruova, che essendogli negate non può replicare. Lasciamo adunche queste insulsitá e vegnamo a quelle che sono provate poco come queste, ma che se fussino vere sarebbono di troppa importanza. Tre cose in sustanzia sono quelle che mi ha opposto lo accusatore: l’una, che nella legazione di Spagna io procurai col re el ritorno de’ Medici; l’altra, che io tolsi la piazza ed el Palazzo al popolo el dí di san Marco; la terza, che io sono stato causa di questa guerra. Tutto el resto della accusazione sua è stato in volermi mettere a sospetto ed in persuadere che ancora che io fussi innocente e sanza peccato alcuno, che io avessi a essere gastigato: perché non vuole dire altro che dire che sanza testimoni, sanza pruove, sanza segno1 alcuno, ma solo per una prosunzione generale, per una opinione in aria io sia condannato.

Alle quali cose, giudici, mentre che io rispondo particularmente, vi prego mi udiate con la medesima attenzione e benignitá che avete fatto insino a ora; perché toccherete con mano in me tanta integritá circa le cose della vostra libertá e del vostro stato, che abbiate fatto ne’ vostri danari; né vi maraviglierete manco della impudenzia ed audacia dello avversario, che e’ non si vergogni dire cose sí manifestamente false, e si confidi con sí frivole invenzione, anzi con non altro che con esclamazione e con minacci, opprimere ed oscurare la veritá e la innocenzia, ed aggirare e’ giudici.

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  1. Il testo ha segni.