Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/365

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nota 379

gevano rovinavano: giá gli incendi quanti furono per tutto el paese: vedevansi abruciare le case, sentivansi e’ romori delle cose che si rompevano e fracassavano; combattevansi per tutto le castella che non volevano aprire le torre forti, le tenute; praticavasi ogni esemplo di avarizia, di libidine, di crudeltá; il che feciono con maggiore facultá perché nessuno era fuggito, ognuno o almanco la piú parte gli aveva aspettati come amici.

Quanti furono gli sforzamenti delle donne, quante le bastonate e ferite degli uomini, quanti gli omicidi! Erano per tutto presi e’ vostri contadini, e’ vostri sudditi, e’ vostri fattori; erano constretti a ricomperarsi, a pagare la taglia; ma che dico io de’ vostri contadini, de’ vostri sudditi? Erano fatti prigioni, erano taglieggiati, erano tormentati e’ nostri cittadini: e’ nostri cittadini che avevano impegnato el suo, che s’avevano cavato el boccone di bocca per pagare lo accatto e l’altre gravezze, per dare danari ai... 1 per soldati; e’ nostri cittadini che quando andavano per e’ nostri eserciti solevano essere alloggiati, essere carezzati, essere onorati da re in campo, ora da’ loro soldati medesimi, da quelli che gli avevano pagati, che gli avevano chiamati, che gli avevano alloggiati, erano spogliati, erano assassinati, erano presi, erano legati, erano tormentati. Dimandate e’ soldati perché consumorono e’ vostri grani, e’ vostri vini, le vostre bestie: vi diranno che per non essere pagati era necessario vivessino di quello che trovavano. Dimandategli perché saccheggiavano e vendevano le masserizie e le mercatantie: vi diranno che perché pure bisogna al soldato altro che quello mangia, gli era dato licenzia da messer Francesco di fare questo. Dimandategli perché sforzorono le donne, perché abruciorono tante case, perché fracassorono e rovinorono tanti ornamenti, perché feciono tanti mali sanza alcuna loro utilitá: vi diranno a una voce che vedendo che messer Francesco trattava la patria sua ed e’ suoi cittadini cosí, credevano gli portassi odio e gli avessi per inimici; e però quanto peggio facevano, tanto piú pensare di fare cosa che gli fussi grata.

O ribalderia inaudita, o sceleratezza infinita, o impudenzia singulare, o incredibile pazienzia e dolcezza del popolo fiorentino! Tu doppo avere fatto tanti mali, offeso in tanti modi e si atrocemente el publico ed el privato, doppo averci fatto peggio che non feciono mai gli inimici, doppo averci dato a sacco per imborsarti e’ nostri danari, doppo l’averci assassinati ed amazzati con le arme nostre, con le arme che noi t’aveváno dato per nostra difesa, hai ardire tornare nella cittá, andare alla signoria, venire ogni dí con faccia allegra e ridente in publico; chiamato in giudicio, hai ardire di comparire, hai ardire di sperare di essere assoluto; e questo popolo è sí dolce, è sí buono e sí paziente che non ti laceri. Credevo che tu non avessi ardire di entrare in Montevarchi o in Fighine, ed io ti veggo ogni dí in Palagio ed in piazza, veggoti ogni dí innanzi a’ giudici, con

  1. Parola di incerta lettura.