Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/366

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tanta fronte, con tanta impudenzia, come se tu fussi cittadino e non crudelissimo inimico di questa cittá, come se tu fussi defensore della patria e non sceleratissimo predone e corsale, come se tu fussi conservatore di questa libertá e non uno immanissimo e pestifero tiranno. Ma non è meraviglia, giudici, che dove sono congiunte tante sceleraggine, non sia rossore, non sia vergogna, non vi sia finalmente segno alcuno benché minimo di animo modesto, di animo composto ed ordinato, di animo simile a quello degli altri; anzi sarebbe piú presto da meravigliarsi se fussi in contrario, perché non può essere rispetto né vergogna, dove è uno recettaculo, una sentina di sí enormi e dannosissimi peccati; e come dicono questi dotti che mal volentieri si può avere una virtú che non se n’abbia molte, cosí uno vizio può1 difficilmente solo; e quanto uno peccato è maggiore, tanto manco può essere sanza molti e gravi compagni. E certo, giudici, quando io considero quanti e quanto atroci peccati concorrono in uno fatto medesimo, non so trovare nè vocabulo che l’esprimi nè immaginare supplicio che basti a punirlo, perché non solo è suo peccato quello che ha fatto egli, ma non manco è peccato quello che lui ha permesso ed è stato causa, e molto piú quello che è stato di suo ordine, di sua commissione. Diréno che sia furto per avere occultato e’ danari delle paghe? Ci è ancora tante rapine fatte per forza e publicamente da’ soldati, ci sono le violazione di tante donne, ci sono tanti omicidi. Diréno che sia avarizia? Ci è in compagnia tanti esempli di lussuria e di crudeltá, ci è el sacrilegio, perché non manco sono andate a bottino le cose delle chiese ed e’ luoghi pii che e’ profani. Diréno che e’ sia uno peccato che abbia tre teste, come si dice di quello Cerbero: lussuria, avarizia, crudeltá? Ci è congiunto el tradimento, sí impiantente, sí sceleratamente saccheggiato tutto el nostro paese, assassinato tanti nostri cittadini con quella autoritá, con quelle arme che t’avevano messo in mano per sua difesa. Diréno che sia parricidio? Oh non è stata offesa la patria sola, ma el publico, el privato, e’ sudditi, gli amici e’ vicini. Non ci è nome che basti, non Demostene, non Cicerone lo saprebbono fabricare: è uno peccato che ha piú capi che l’idra, uno morbo, una fiamma, uno fuoco, uno inferno, uno peccato che non cento ceppi, non cento mannaie, non cento paia di forche, non tutte le pene insieme che si possono dare agli altri peccati sarebbono bastanti a punirlo. E tu ancora ardischi difenderti, procuri la assoluzione! Quanto meglio faresti, quanto saresti piú laudato a rimuoverti dal giudicio, a non comparire qua a rinnovare ogni di tante acerbe piaghe, a tôrti da te medesimo la sentenzia! Mostrerresti pure non essere accecato totalmente, d’avere ancora qualche vestigio di vergogna, d’avere qualche scrupulo di conscienzia, e

  1. Cosí il testo.