Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/97

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ricordanze 91


Ricordo questo di soprascritto come trovandomi io a dí 29 di gennaio 1525 per el cammino di Roma in Firenze, feci testamento in Badia di Firenze rogato per ser Pier Francesco di ser Maccallo, nel quale lasciai per lo amore di Dio ducati 300 d’oro larghi da distribuirsi per e’ Buoni Uomini di San Martino, ed alla Maria mia donna in caso si rimaritassi, oltre alle dote sue, ducati 600 d’oro larghi, ed in caso stessi vedova, le veste, gioie, catene ed altre cose da portare a uso suo e lo usufrutto di tutti e’ beni immobili che ho in Val di Pesa, ed in caso fussi riscosso el podere del Poggio, che avessi in luogo di quello ogni anno ducati 50, ed el simile se gli altri fussino evicti, che avessi altrettanta entrata. Alle figliuole femmine in caso che io avessi figliuoli maschi lasciai oltre la dota del Monte, fiorini dumila di suggello per una e quello piú che paressi a’ tutori, e se alcuna si faceva monaca solo ducati 300 d’oro larghi; ma non avendo figliuoli maschi o morendosi, lasciai a’ mia fratelli e loro figliuoli ducati dumila d’oro larghi in caso che nella ereditá fussi mobile di valuta di ducati 13 mila d’oro e con condizione che molestando la Maria nel suo usufrutto fussino privati del legato; e finito el suo usufrutto lasciai loro el podere di Lucignano e della Massa con Fichereto per satisfazione del fideicommisso di Piero nostro padre e di quello che potessino domandare. Eredi lasciai le figliuole, ed in caso che alcuna si monacassi avessi solo fiorini 500 d’oro e doni competenti e la metá della parte sua e di quelle che morissino andassi per la metá alle altre e per l’altra metá a’ miei fratelli, in caso che a ciascuna delle fendile restassino beni per cinquemila ducati, altrimenti andassi tutta a loro. Tutori lasciai la Maria, e finita la tutela sua e’ miei fratelli ed Averardo Salviati, con condizione che quello che facessi Averardo ed uno di loro fussi solido; mancando Averardo sustituí’ in luogo suo Iacopo Salviati e mancando lui Piero Salviati.

Ricordo questo di come insino a dí 7 di giugno 1526 io partí’ di Roma per andare in campo in Lombardia, luogotenente della Santitá di papa Clemente nella guerra contro a Cesare;