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8 discorsi del machiavelli


vi è tirannide; possono piú le legge che gli uomini; ed el fine di tutte le deliberazione è riguardare al bene universale. Di male vi è, che el popolo per la ignoranzia sua non è capace di deliberare le cose importante, e però presto periclita una republica che rimette le cose a consulta del popolo; è instabile e desideroso sempre di cose nuove, e però facile a essere mosso ed ingannato agli uomini ambiziosi e sediziosi; batte volentieri e’ cittadini qualificati, che gli necessita a cercare novitá e turbazione. A fuggire queste cose bisogna non rimettere al popolo alcuna cosa importante, eccetto quelle che se fussino in mano di altri, non sarebbe la libertá sicura, come è la elezione de’ magistrati, la creazione delle legge, le quali non è bene venghino al popolo, se non prima digestite ed approvate da’ magistrati supremi e dal senato; ma quelle ordinate da loro non abbino giá vigore se non sono confermate dal popolo; non lasciare le conzione libere, il che è grande instrumento delle sedizione, ma che nel consiglio del popolo non possa parlare se non chi gli è commesso da’ magistrati, e sopra quella materia che gli è commessa. Ed ordinando cosí questo governo s’ará la mistura della quale si fa menzione nel Discorso.

CAPITOLO III

[Quali accidenti facessono creare in Roma i tribuni della plebe, il che fece la republica piú perfetta.]

È posto troppo assolutamente che gli uomini non operano mai bene se non per necessitá, e che chi ordina una republica gli debbe presupporre tutti cattivi, perché molti sono che, etiam avendo facultá di fare male, fanno bene, e tutti gli uomini non sono cattivi. È vero che, e nello ordinare una republica ed in ogni altra faccenda, si debbe ordinare le cose in modo che chi volessi fare male, non possa, non perché sempre tutti gli uomini siano cattivi, ma per provedere a