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XII

[Sulla proposta di alleanza fatta da Carlo V a Clemente VII.]


Debbono desiderare e’ principi, Beatissimo Padre, che le cose sue vadino tranquille e prospere in modo che sanza difficultá conservino la degnitá e grandezza loro; e se pure gli viene adosso qualche avversitá, che almanco la sia tale che abbino a provedervi piú presto con molestia che con pericolo. Nondimeno perché nessuno per grande che sia può promettersi queste felicitá, ed essere sicuro di non avere qualche volta in pericolo la autoritá e grado suo, e vengono molti accidenti che non gli provedendo sono pericolosi, e non si possono provedere sanza pericolo, bisogna che el principe abbia prudenzia e virilitá per potere usare l’una e l’altra nelle avversitá simili. La prudenzia bisogna, perché, poi che è in caso che è necessitato o incorrere nel pericolo o cacciarlo con pericolo, non solo per discernere el remedio, ma eziandio per considerare la natura de’ pericoli, e quale è minore e quale fa manco mali effetti, perché sarebbe pazzia per fuggire uno pericolo incerto, correre in uno pericolo certo, per fuggire uno pericolo di uno male, pigliare uno remedio che fussi equalmente pericoloso, ma di maggiore male; bisogna la virilitá, per non avere piú paura che si convenga de’ pericoli che tu vuoi cacciare, e perché quando siamo in caso che è bene usare uno rimedio pericoloso, che la timiditá non ti ritenga e faccia che o el rimedio che tu vuoi usare ti paia piú pericoloso che non è in veritá, o che per non entrare in uno pericolo