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la politica di clemente vii 209

procedessi nella guerra con la debita caldezza; perché avendo mancato di osservare la capitulazione di Madril, né voluto recuperare e’ figliuoli per via della pace, anzi collegatosi a nuova guerra contro a Cesare, quanto piú la guerra si faceva gagliarda e potente, tanto piú poteva sperare la recuperazione de’ figliuoli, e che el rigore dello accordo fatto si riducessi a qualche condizione piú piacevole; e tanto piú che per la etá tenera de’ figliuoli, la dilazione del recuperargli non era di tale preiudicio che per questo avessi a mancare allo onore ed utilitá sua, e per dire meglio, a sé medesimo.

Che la speranza della vittoria fussi grande in favore della lega ne è sufficiente testimonio el progresso della guerra, che per sé medesima, per la grandezza delle forze e difficultá infinite degli inimici, senza favore alcuno estraordinario della fortuna, senza industria o virtú de’ capitani, andò insino all’ultimo punto della vittoria, né ebbe altro inciampo che gli errori manifesti di chi aveva el carico della impresa, nonostante che lo esercito de’ collegati si fussi condotto in sulle mura di Milano sanza svizzeri, che era el fondamento principale che si era disegnato ed ordinato. Ma che maggiore testimonio vogliamo noi che quello degli inimici medesimi, e’ quali innanzi che si rompessi la guerra e poi, mostrorono temere di non potere sostenere tanto impeto? Che indusse Cesare a liberare el re di Francia se non el diffidare di potere resistere alla Italia ed alla Francia insieme? E se temé di questo quando si trattava la lega col governo di Francia confuso ed attonito per la prigione del suo principe, quanto è da credere che piú ne temessi poi che el re di Francia libero e ridotto in Francia era diventato capo della lega? Nel quale tempo Cesare dubitò tanto dello esito delle cose che mandò al papa in poste don Ugo di Moncada con espressa commessione di rilasciare lo stato di Milano, che era la causa per la quale sola el papa e viniziani entravano nella nuova guerra; la quale offerta si sarebbe accettata, se el papa, essendo giá fatta la lega nuova, avessi voluto mancare della sua fede al re di Francia.

F. Guicciardini, Opere - viii. 14