Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/236

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e li dessi una medicina che lo offendessi. Aggiugnesi, il che non debbe essere di poca considerazione in chi governa le republiche, che quando bene colla forza si facessi qualche cosa che fussi di sommo beneficio alla cittá, che si introdurrebbe uno esemplo pessimo; e si darebbe occasione a chi volessi ne’ tempi futuri fare alterazione nella cittá, di procedere alle arme ed alla forza con colore di volere fare bene, e giustificarsene collo esemplo passato; come communemente tutti li esempli cattivi sono nati ed hanno preso autoritá da’ princípi buoni. Chi adunche mette mano alla forza perverte le legge e la libertá, fa vergogna alla cittá sua, e dá occasione a chi verrá in altri tempi di potere sotto lo scudo suo fare male alla patria.

Da altro canto si può considerare, (presupponendo che lo stato della republica sia in uno termine che non si riparando la conduca in una ruina certa, né si possi per le corruttele della cittá o divisione de’ cittadini darli remedio se non col constrignerli), che gli è pure meglio provedere con modo estraordinario alla salute publica che lasciarla ire in perdizione. Le legge medesime se le potessino parlare consentirebbono in questo caso di essere violate una volta per cavare di questa violenzia la sua perpetua conservazione, le quali tutte sogliono in ogni proibizione eccettuare e’ casi della necessitá. E certo non si può dire che guardi le legge quello che per non contravenire loro le lasci rovinare, né si può dire amatore della libertá chi, perché la non sia violata, la lascia perdere. Denominansi tutti li atti delli uomini o buoni o mali secondo el fine loro, e però non si potrá dire se non buona e lecita forza quella che si fa a fine di levare la forza. Nessuna legge della natura è piú forte e legata con piú vinculi che la congiunzione della anima col corpo, il che si dimostra per vedere quanto sia dura ed aspra la separazione; e nondimeno molti uomini preclarissimi nelli antichi tempi, per non stare in servitú e per non vedere perdere alla patria sua la libertá, la roppono sciogliendola violentemente e privandosi della vita da loro medesimi.