Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/237

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dell'uso della forza 231


Dicono questi sacri scrittori che el modo del procedere di Dio è secondo lo ordine delle cose naturali, el quale quando non basta a condurre una cosa al fine destinato, allora, lasciati e’ modi ordinari, viene alli estraordinari, e le conduce a perfezione con miracoli e con termini sopranaturali. Cosí a proposito vedendo uno buono cittadino la perdizione della sua patria e conoscendo quale sia el riparo, debbe innanzi a ogni cosa pensare se e’ lo possi introdurre colle persuasioni e co’ modi civili ed usitati nelle republiche; e’ quali quando non servono ed è necessaria la forza, debbe piú tosto usarla che lasciare perdere el tutto, e fare un poco di violenzia breve alle legge ed alla libertá per conservarle lungamente. E che questa opinione sia vera, lo mostra oltre alla ragione, lo esemplo di Licurgo, el quale non con altro modo dette principio a quelle legge memorabile che colla forza e colle arme; omo certo santissimo ed ammirabile, e che, essendosi mosso sanza alcuno respetto di sé, ma solo per el beneficio publico, non arebbe tentata questa via se non la avessi conosciuta lecita o permessa.

Concludo adunche che questa sentenzia sia piú vera, e che e’ sieno da imitare e’ buoni medici che, quando non possono sanare la piaga con unguenti e medicine dolci, vengono al ferro ed al fuoco; ma bene concludo ancora che chi si trova in una cittá libera debbe quanto e’ può procurare che nessuno pigli tanta autoritá che e’ possa usare a arbitrio suo e le legge e la forza; né debbe assicurarsi per averlo conosciuto ne’ tempi passati buono ed amatore della patria, perché li omini sono fallacissimi, ed anche el potere fa molte volte volere; e la vera sicurtá che uno non abbi a fare male, debbe essere fondata che e’ non possa, non che e’ non voglia.