Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/317

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serie seconda 311

che amazzato Cesare, non solo non ebbono el séguito del popolo come si erano presupposti, ma per paura di esso furono forzati a ritirarsi in Capitolio.

122. Guardate quanto gli uomini ingannano loro medesimi: ciascuno reputa brutti e’ peccati che lui non fa, leggeri quegli che fa; e con questa regola si misura spesso el male ed el bene, piú che col considerare e’ gradi e qualitá delle cose.

123. Io credo facilmente che in ogni tempo siano stati tenuti dagli uomini per miracoli molte cose che non vi si appressavano, ma questo è certissimo che ogni religione ha avuto e’ suoi miracoli; in modo che della veritá di una fede piú che di un’altra è debole pruova el miracolo. Mostrano bene forse e’ miracoli la potestá di Dio, ma non piú di quello de’ gentili che di quello de’ cristiani; e anche non sarebbe forse peccato dire, che questi, cosí come anche e’ vaticini, sono secreti della natura, alle ragione de’ quali non possono gli intelletti degli uomini aggiugnere.

124. Io ho osservato che in ogni nazione e quasi in ogni cittá sono divozione che fanno e’ medesimi effetti: a Firenze Santa Maria Impruneta fa piova e bel tempo; in altri luoghi ho visto Vergene Marie o Santi fare el medesimo; segno manifesto che la grazia di Dio soccorre ognuno; e forse che queste cose sono piú causate dalle opinione degli uomini, che perché in veritá se ne vegga lo effetto.

125. E’ filosofi ed e’ teologi e tutti gli altri che scrutano le cose sopra natura o che non si veggono, dicono mille pazzie; perché in effetto gli uomini sono al buio delle cose, e questa indagazione ha servito e serve piú a esercitare gli ingegni che a trovare la veritá.

126. Sarebbe da desiderare el potere fare o condurre le cose sue a punto, cioè in modo che fussino sanza uno minimo