Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/377

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nota 371


chi è d’ingegno piú positivo, che questi intelletti elevati; perché lo ingegno nobile serve piú presto a travaglio e cruciato di chi l’ha; ma l’uno participa piú di animale bruto che di uomo, l’altro transcende al grado umano e si accosta alle nature celeste.

serve loro a altro che a tenergli con molte piú fatiche ed ansietá che non hanno quegli che sono piú positivi.


II. — Adottato il criterio dell’edizione separata delle due serie, stavamo preparando questo volume, quando Michele Barbi ci comunicò con squisita cortesia, della quale gli rendiamo vivissime grazie, le bozze del suo studio Per una compiuta edizione dei «Ricordi politici e civili» del Guicciardini1). In queste pagine l’illustre scrittore sosteneva, con la sua dottrina ed acume consueto, una nuova teoria circa la piú antica redazione dei Ricordi; il suo intervento ci fece ritenere indispensabile un nuovo minuto esame del problema, del quale daremo qui i resultati.

Cominciamo con l’esporre rapidamente, ma con la massima fedeltá possibile, l’opinione del Barbi.

Considerando le copie a stampa o manoscritte che nella seconda metá del Cinquecento e nel secolo successivo furono fatte dei Ricordi, il Barbi osserva come esse sieno tutte press’a poco eguali e risalgano perciò ad un medesimo originale. Ma questo originale, secondo il Barbi, non è la serie autografa compilata nel 1528 (che egli indica con B), e tanto meno quella messa insieme dal 1530 in poi (che indica con C). Egli ritiene di poter concludere che l’originale (A) è una prima redazione guicciardiniana, di cui l’autografo è andato perduto o almeno rimane per ora introvabile. Gli argomenti sui quali fonda la sua affermazione sono i seguenti:

1. Una notizia che si trova in un codice Riccardiano dei Ricordi e che fu raccolta anche dal Magliabechi, secondo la quale Piero Guicciardini «dette copia» di questi Avvertimenti a don Flavio Orsini.

2. Il fatto che la raccolta A mostra piú stretta corrispondenza con B (redazione che per testimonianza dell’autore resulta composta di ricordi scritti avanti il 1525 ed esemplati nel 1528) che con C.


  1. Ora pubblicato in Studi di filologia italiana, v. III, p. 163 sgg., Firenze, 1932.