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64 discorsi del machiavelli


de’ governi buoni e legittimi, si può male presupporre che dove è timore non sia anche amore, perché la severitá della giustizia, che è quella che reca el timore, non può essere che non sia amata da chi vuole bene vivere; ed e converso lo amore che nasce da umanitá, da facilitá di natura e da inclinazione a fare grazie, accompagnato dalla giustizia, come in uno governo buono s’ha a presupporre, non può fare che non sia temuto.

CAPITOLO XXIV

[La prolungazione degl’imperi fece serva Roma.]

Non è dubio che la prorogazione degli imperi fu occasione grande a chi volle occupare la republica; perché era instrumento da farsi amici e’ soldati e séguito co’ re e nelle nazione e provincie forestiere, ed a’ capitani accresceva ricchezza, con la quale potevano corrompere gli uomini, come fece a Cesare el lungo imperio in Gallia. Ma el fondamento principale de’ mali fu la corruzione della cittá, la quale, datasi alla avarizia, alle delizie, era in modo degenerata dagli antichi costumi, che ne nacquono le divisione sanguinose della cittá, dalle quali sempre ne’ popoli liberi si viene alle tirannide. Di quivi nacque la facilitá di corrompere e’ cittadini, e’ soldati, di qui potette sperare uno Catilina sanza imperio e sanza eserciti occupare la republica, di qui coniurazione di piú potenti di dividersi fra loro gli imperi e gli eserciti, e con queste forze tenere bassi gli altri, di qui le prorogazione estraordinarie degli imperi come fu quella di Cesare, al quale non la utilitá della republica, non la necessitá della guerra, non la ammirazione della sua virtú, ma la coniurazione con Pompeo e Crasso di occupare la republica, fece imperio decennale. Non era stato prorogato lo imperio a Silla, quando la prima volta venne alle mani con Mario, ma ne fu causa la divisione tra la nobilitá e la plebe; ed avendo la plebe per capo Mario,