Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/13

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libro primo — cap. ii 7

stata celebrata con arti sí brutte; e non meno perché la natura e le condizioni della persona eletta erano conosciute in gran parte da molti: e, tra gli altri, è manifesto che il re di Napoli, benché in publico il dolore conceputo dissimulasse, significò alla reina sua moglie con lacrime, dalle quali era solito astenersi eziandio nella morte de’ figliuoli, essere creato uno pontefice che sarebbe perniciosissimo a Italia e a tutta la republica cristiana: pronostico veramente non indegno della prudenza di Ferdinando. Perché in Alessandro sesto (cosí volle essere chiamato il nuovo pontefice) fu solerzia e sagacitá singolare, consiglio eccellente, efficacia a persuadere maravigliosa, e a tutte le faccende gravi sollecitudine e destrezza incredibile; ma erano queste virtú avanzate di grande intervallo da’ vizi: costumi oscenissimi, non sinceritá non vergogna non veritá non fede non religione, avarizia insaziabile, ambizione immoderata, crudeltá piú che barbara e ardentissima cupiditá di esaltare in qualunque modo i figliuoli i quali erano molti; e tra questi qualcuno, acciocché a eseguire i pravi consigli non mancassino pravi instrumenti, non meno detestabile in parte alcuna del padre.

Tanta variazione feciono per la morte di Innocenzio ottavo le cose della chiesa. Ma variazione di importanza non minore aveano fatta, per la morte di Lorenzo de’ Medici, le cose di Firenze; ove senza contradizione alcuna era succeduto, nella grandezza del padre, Piero maggiore di tre figliuoli, ancora molto giovane, ma né per l’etá né per l’altre sue qualitá atto a reggere peso sí grave, né capace di procedere con quella moderazione con la quale procedendo, e dentro e fuori, il padre, e sapendosi prudentemente temporeggiare tra’ príncipi collegati, aveva, vivendo, le publiche e le private condizioni amplificate, e, morendo, lasciata in ciascuno costante opinione che per opera sua principalmente si fusse la pace d’Italia conservata. Perché non prima entrato Piero nella amministrazione della republica che, con consiglio direttamente contrario a’ consigli paterni né comunicato co’ cittadini principali, senza i quali le cose gravi deliberare non si solevano, mosso dalle persuasioni di Verginio