Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/227

Da Wikisource.

libro terzo — cap. iii 221

giore soccorso. Prese Mompensieri la terra e dipoi la fortezza di San Severino, e arebbe fatti senza dubbio maggiori progressi se non l’avesse impedito la difficoltá de’ danari; perché non essendogliene mandati di Francia, né avendo facoltá di cavarne del regno, e perciò non potendo pagare i soldati, e stando per questa cagione l’esercito malcontento e massimamente i svizzeri, non faceva effetti pari alle forze che avea. Consumoronsi con queste azioni, per l’uno e l’altro esercito, circa a tre mesi. Nel quale tempo e nella Puglia guerreggiava con gli aiuti del paese don Federico, con cui era don Cesare d’Aragona, essendogli oppositi i baroni e i popoli che seguitavano la parte franzese; e nell’Abruzzi Graziano di Guerra, molestato dal conte di Popoli e da altri baroni aderenti a Ferdinando, si difendeva con valore grande; e il prefetto di Roma, che dal re aveva la condotta di dugento uomini d’arme, molestava dagli stati suoi le terre di Montecasino e il paese circostante. Ma piú importanti erano le cose della Calavria, dove era declinata alquanto la prosperitá de’ franzesi, essendo ammalato Obigní di lunga infermitá, la quale gli interruppe il corso della vittoria. Con tutto che quasi tutta la Calavria e il Principato fussino a divozione del re di Francia, Consalvo, rimesse insieme le genti spagnuole e i paesani amici degli aragonesi, i quali per l’acquisto di Napoli erano augumentati, aveva prese alcune terre, e manteneva vivo in quella provincia il nome di Ferdinando: dove per i franzesi erano le medesime difficoltá, per mancamento di danari, che nello esercito. Nondimeno essendosi ribellata da loro la cittá di Cosenza, la recuperorno e saccheggiorno. Né in tante necessitá e pericoli de’ suoi provisione alcuna di Francia compariva: perché il re, fermatosi a Lione, attendeva a giostre a torniamenti e a piaceri, deposti i pensieri delle guerre; affermando sempre di volere di nuovo attendere alle cose d’Italia ma non ne dimostrando co’ fatti memoria alcuna. E nondimeno, avendogli riportato Argentone da Vinegia che il senato viniziano aveva risposto non pretendere d’avere inimicizia seco, non avendo pigliate l’armi se non dopo l’occupazione di Novara, né per altro che per la difesa del duca