Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/23

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libro primo - cap. iii 17

essere piú sicuro alle cose loro il prevenire che l’essere prevenuti, udirono con grande inclinazione Prospero e Fabrizio Colonna, i quali, confortati occultamente al medesimo dal cardinale di San Piero a Vincola, offerivano di occupare all’improviso Roma con le genti d’arme delle compagnie loro e con gli uomini della fazione ghibellina, in caso che gli seguitassino le forze degli Orsini e che il duca si accostasse prima in luogo che, fra tre dí poi che e’ fussino entrati, potesse soccorrergli. Ma Ferdinando, desideroso non di irritare piú, ma di mitigare l’animo del pontefice e di ricorreggere quel che insino a quel dí imprudentemente si era fatto, rifiutati totalmente questi consigli, i quali giudicava partorirebbono non sicurtá ma travagli e pericoli molto maggiori, deliberò di fare ogni opera, non piú simulatamente ma con tutto il cuore, per comporre la differenza delle castella; persuadendosi che, levata quella cagione di tanta alterazione, avesse con piccola fatica, anzi quasi per se stessa, Italia nello stato di prima a ritornarsi. Ma non sempre per il rimuovere delle cagioni si rimuovono gli effetti i quali da quelle hanno avuto la prima origine. Perché, come spesso accade che le deliberazioni fatte per timore paiono, a chi teme, inferiori al pericolo, non si confidava Lodovico d’avere trovato rimedio bastante alla sicurtá sua; ma dubitando, per i fini del pontefice e del senato viniziano diversi da’ suoi, non potere fare lungo tempo fondamento nella confederazione fatta con loro, e che per ciò le cose sue potessino per vari casi ridursi in molte difficoltá, applicò i pensieri suoi piú a medicare dalle radici il primo male che innanzi agli occhi se gli presentava, che a quegli che di poi ne potessino risultare; né si ricordando quanto sia pernicioso l’usare medicina piú potente che non comporti la natura della infermitá e la complessione dello infermo, e come se l’entrare in maggiori pericoli fusse rimedio unico a’ presenti pericoli, deliberò, per assicurarsi con le armi forestiere, poi che e nelle forze proprie e nelle amicizie italiane non confidava, di tentare ogni cosa per muovere Carlo ottavo re di Francia ad assaltare il regno di Napoli, il quale per l’antiche ragioni degli Angioini appartenersegli pretendeva.

F. Guicciardini, Storia d'Italia - i. 2