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324 storia d'italia

e duca Valentino, perché il re gli aveva data la condotta di cento lancie e ventimila franchi di provisione, e concedutogli, con titolo di duca, Valenza cittá del Dalfinato con ventimila franchi di entrata. Il quale, imbarcatosi a Ostia in su’ navili mandatigli dal re, si condusse alla fine dell’anno alla corte, dove entrò con pompa e con fasto incredibile, ricevuto dal re onoratissimamente; e portò seco il cappello del cardinalato a Giorgio di Ambuosa arcivescovo di Roano, il quale, stato primo partecipe de’ pericoli e della mala fortuna del re, era appresso a lui di somma autoritá. E nondimeno nel principio non era grato il procedere suo, perché, seguitando il consiglio paterno, negava d’avere portato seco la bolla della dispensa, sperando che il desiderio dell’ottenerla avesse a fare il re piú facile a’ disegni suoi che non farebbe la memoria di averla ricevuta. Ma essendo al re rivelata secretissimamente dal vescovo di Setta la veritá, egli, parendogli che in quanto a Dio bastasse l’essere stata espedita la bolla, senza piú domandarla, consumò apertamente il matrimonio con la nuova moglie: il che fu causa che il duca Valentino, non potendo piú ritenergli la bolla, e avendo poi risaputo essere stata manifestata questa cosa dal vescovo di Setta, lo fece in altro tempo morire occultamente di veleno.

Né era meno sollecito il re a quietarsi co’ príncipi vicini. Però fece pace co’ re di Spagna; i quali, deponendo i pensieri delle cose d’Italia, non solo richiamorono tutti gl’imbasciadori che vi tenevano, eccetto quello che risedeva appresso al pontefice, ma feceno ritornare Consalvo con tutte le genti loro in Ispagna, rilasciate a Federigo tutte le terre di Calavria che insino a quel dí aveva tenute. Maggiore difficoltá era nella concordia col re de’ romani, il quale, con l’occasione di alcune sollevazioni nate nel paese, era entrato nella Borgogna, aiutato a questo effetto di non piccola somma di danari dal duca di Milano, che si persuadeva o che la guerra di Cesare divertirebbe il re di Francia dalle imprese d’Italia o che, facendosi concordia tra loro, vi sarebbe compreso, come da Cesare aveva certissime promesse; ma dopo lunghe pratiche