Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/347

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libro quarto — cap. vii 341

pure, e nell’ultima loro perfezione e in molti particolari, non restava piccola la potestá dell’arbitro; senza che, compromettendosi in lui, era in sua facoltá partirsi da quello che prima era stato trattato. Da altra parte i viniziani aveano deliberato, se non si faceva il compromesso, di non procedere piú oltre: non tanto per promettersi piú dello arbitrio che non si promettevano i fiorentini, quanto perché questa materia aveva tra loro medesimi molte difficoltá. Conciossiaché tutti, stracchi dalle spese gravissime con piccola speranza di frutto, desiderassino la concordia, ma i piú giovani massime e i piú feroci del senato non la volessino se a’ pisani non si conservava interamente la libertá, e se non rimaneva loro almeno quella parte del contado che e’ possedevano quando furono ricevuti in protezione; per la quale opinione allegavano molte ragioni, ma quella principalmente che, essendosi con publico decreto promesso allora a’ pisani di conservargli in libertá, non si poteva mancarne senza maculare sommamente lo splendore della republica: alcuni altri, rendendosi manco difficili nelle altre cose, erano immoderati nella quantitá delle spese le quali ricercavano che, abbandonando Pisa, fussino loro rifatte da’ fiorentini. Ma in contrario era il parere di quasi tutti i senatori piú savi e di maggiore autoritá: i quali, stracchi di tante spese, e disperati totalmente della difesa di Bibbiena e di potere piú senza grandissimo travaglio sostenere le cose di Pisa, per le difficoltá che avevano trovate e nel mandarvi soccorso e nel fare diversione, essendo riuscita maggiore la resistenza de’ fiorentini che da principio non si erano persuasi, considerando oltre a questo che, benché la impresa contro al duca di Milano fusse giudicata dovere essere facile, nondimeno che, non essendo il re di Francia pacificato col re de’ romani e sottoposto a vari impedimenti che potevano sopravenirgli di lá da’ monti, potrebbe essere per molti casi ritardato a muovere la guerra e, quando pure la movesse, che nelle cose belliche possono nascere di dí in dí molte e inopinate difficoltá e pericoli, ma sopratutto spaventati dagli apparati grandi, terrestri e marittimi, che si diceva fare Baiseth ottomanno per assaltargli nella