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344 storia d'italia

solo il resto del contado ma forse il porto di Livorno, si risentivano tanto piú quanto piú gli effetti riuscivano contrari a quello che si erano persuasi; lamentandosi che le promesse della conservazione della libertá fatte loro tante volte da quel senato, sotto la fede del quale avevano disprezzato l’amicizia di tutti gli altri potentati e rifiutato piú volte condizioni molto migliori offerte da’ fiorentini, fussino sí indegnamente violate, né proveduto anche alla loro sicurtá se non con apparenze vane. Perché, come potevano essere sicuri che i fiorentini, rimettendo in Pisa i magistrati, e ritornandovi con la restituzione del commercio i mercatanti e sudditi loro, e da altra parte partendosene per andare alle proprie abitazioni e culture i contadini che erano stati membro grande della difesa di quella cittá, non pigliassino con qualche fraude il dominio assoluto? il che potrebbono fare con grandissima facilitá, e massime restando in potere loro la guardia delle porte. E che sicurtá essere avere le fortezze in mano, se quegli che le guardavano avevano a essere pagati da’ fiorentini, né fusse lecito in tanto sospetto tenervi guardia maggiore di quella che soleva tenersi ne’ tempi tranquilli e sicuri? Essere medesimamente vana la perdonanza delle cose commesse, poi che si concedeva a’ fiorentini facoltá di distruggergli per via della ragione e de’ giudíci, perché le mercatanzie e gli altri beni mobili tolti nel tempo della ribellione ascendevano a tanta valuta che non solo occuperebbeno le loro sostanze ma né sarebbeno sicure dalle carceri le persone. Le quali querele per estinguere, i principali del senato operorno che il dí seguente, benché fusse spirato il termine del compromesso, Ercole, il quale intesa tanta indegnazione di quasi tutta la cittá temeva di se medesimo, aggiugnesse al lodo dato, senza saputa degli oratori fiorentini, dichiarazione che sotto nome delle fortezze si intendessino le porte della cittá di Pisa e dell’altre terre che avevano le fortezze, per la guardia delle quali, e per i salari del podestá e dell’assessore, fusse assegnata a’ pisani certa parte delle entrate di Pisa; e che i luoghi non sospetti de’ quali si faceva menzione nel lodo fussino lo stato della Chiesa, di