Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/61

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libro primo — cap. vii 55

innanzi procedesse piú oltre, di essere a parlamento col pontefice, desideroso del medesimo, per stabilire tutto quello che fusse da fare per la salute comune: però, il terzodecimo dí di luglio, si convennono insieme a Vicovaro terra di Verginio Orsino, dove dimorati tre dí si partirono molto concordi. Deliberossi in questo parlamento, per consiglio del pontefice, che la persona del re non passasse piú avanti, ma che dello esercito suo, quale il re affermava essere poco manco di cento squadre d’uomini d’arme, contando venti uomini d’arme per squadra, e piú di tremila tra balestrieri e cavalli leggieri, si fermasse seco una parte ne confini dell’Abruzzi, verso le Celle e Tagliacozzo, per sicurtá dello stato ecclesiastico e del suo; e che Verginio rimanesse in terra di Roma per fare contrapeso a’ Colonnesi, per il sospetto de’ quali stessino fermi in Roma dugento uomini d’arme del papa e una parte de’ cavalli leggieri del re; e che in Romagna andasse, con settanta squadre, col resto della cavalleria leggiera e con la maggiore parte delle genti ecclesiastiche, date solo per difesa, Ferdinando duca di Calavria (era questo il titolo de’ primogeniti de’ re di Napoli), giovane di alta speranza, menando seco, come moderatori della sua gioventú, Giovaniacopo da Triulzi governatore delle genti regie e il conte di Pitigliano, il quale dal soldo del papa era passato al soldo del re, capitani di esperienza e di riputazione: e pareva molto a proposito, avendosi a passare in Lombardia, la persona di Ferdinando, perché era congiunto di stretto e doppio parentado a Giovan Galeazzo, marito d’Isabella sua sorella e figliuolo di Galeazzo fratello di Ippolita, la quale era stata madre di Ferdinando. Ma una delle piú importanti cose che tra il pontefice e Alfonso si trattassino fu sopra i Colonnesi, perché per segni manifesti si comprendeva che aspiravano a nuovi consigli: imperocché, essendo stati Prospero e Fabrizio agli stipendi del re morto e da lui ottenuto stati e onorate condizioni, non solamente, morto lui, Prospero, dopo molte promesse fatte ad Alfonso di ricondursi seco, si era condotto, per opera del cardinale Ascanio, a comune col pontefice e col duca di Milano, né voluto poi consentire che tutta la sua