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da Roano, sperando che nella prima vacazione del pontificato gli avesse a giovare molto l’antica riputazione e l’amicizie e dependenze grandi che egli soleva avere nella corte romana: fondamenti non molto saldi, perché né il Valentino poteva disporre totalmente de’ cardinali spagnuoli, intenti piú, secondo l’uso degli uomini, all’utilitá propria che alla remunerazione de’ benefici ricevuti dal padre e da lui, e perché molti di loro, avendo rispetto a non offendere l’animo de’ suoi re, non sarebbono trascorsi a eleggere in pontefice uno cardinale franzese; né Ascanio, se avesse potuto, arebbe consentito che Roano conseguitasse il pontificato, a perpetua depressione ed estinzione d’ogni speranza che avanzava a sé e alla casa sua.

Non si era dato ancora principio alla elezione del nuovo pontefice; non solo per essersi cominciate a celebrare piú tardi che ’l solito l’esequie del morto, innanzi alla fine delle quali, che durano nove dí, non entrano, secondo la consuetudine antica, i cardinali nel conclave, ma perché, per levare l’occasioni e i pericoli dello scisma in tanta confusione delle cose e in sí importante divisione de’ príncipi, avevano i cardinali presenti consentito che si desse tempo a venire a’ cardinali assenti: i quali benché fussino venuti, teneva sospeso il collegio il sospetto che l’elezione non avesse a essere libera, rispetto alle genti del Valentino e perché l’esercito franzese, ridotto finalmente tutto tra Nepi e l’Isola e che voleva distendersi insino a Roma, recusava di passare il fiume del Tevere se prima non si creava il nuovo pontefice, o per timore che la parte avversa non isforzasse il collegio a eleggere a modo suo o perché il cardinale di Roano volesse cosí, per piú sicurtá sua e per speranza di favorirsene al pontificato. Le quali cose, dopo molte contenzioni, recusando il collegio di volere altrimenti entrare nel conclave, pigliorono forma: perché il cardinale di Roano dette a tutto il collegio la fede sua che l’esercito franzese non passerebbe Nepi e l’Isola, e il Valentino consentí d’andarsene a Nepi e poi a Civita Castellana, mandati nel campo franzese dugento uomini d’arme e trecento cavalli leggieri sotto Lodovico dalla Mirandola e Alessandro