Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro sesto ‐ cap. v | 103 |
da Triulzi; e il collegio, ordinati molti fanti per la guardia di Roma, dette autoritá a tre prelati preposti alla custodia del conclave d’aprirlo se sentissino alcuno tumulto, acciò che, restando qualunque de’ cardinali libero d’andare dove gli paresse, ciascuno perdesse la speranza di sforzargli. Entrorno finalmente i cardinali nel conclave, trentotto in numero; ove la disunione, solita in altri tempi a partorire dilazione, fu causa che accelerando creassino fra pochi dí il nuovo pontefice. Perché, non concordi della persona che avessino a eleggere, per l’altre loro cupiditá e principalmente per la contenzione che era tra i cardinali dependenti dal re di Francia e i cardinali spagnuoli o dependenti da’ re di Spagna, ma spaventati dal pericolo proprio, essendo le cose di Roma in tanti sospetti e tumulti, e dalla considerazione degli accidenti che, in tempi tanto difficili, sopravenire per la vacazione della sedia potevano, si inclinorono, consentendovi ancora il cardinale di Roano, al quale ogni dí piú mancava la speranza di essere eletto, a eleggere in pontefice Francesco Piccoluomini cardinale di Siena; il quale, perché era vecchio e allora infermo, ciascuno presupponeva dovere in brevissimo tempo terminare i suoi dí: cardinale certamente di intera fama, e giudicato per l’altre sue condizioni non indegno di tanto grado. Il quale, per rinnovare la memoria di Pio secondo, suo zio, e da cui era stato promosso alla degnitá del cardinalato, assunse il nome di Pio terzo.
V
Creato il pontefice, l’esercito franzese, non avendo piú causa di soprastare, indirizzandosi al cammino prima destinato, passò subito il fiume del Tevere; e nondimeno, né per