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ruina dello esercito. Perché come alla sostentazione di uno corpo non basta solamente il bene essere del capo ma è necessario che gli altri membri faccino lo ufficio suo, cosí non basta che il principe sia senza colpa delle cose se ne’ ministri suoi non è proporzionatamente la debita diligenza e virtú.


VIII

Pace fra i veneziani ed i turchi; soddisfazione degli uni e degli altri; patti dell’accordo.

Nell’anno medesimo che queste cose tanto gravi in Italia succederono si fece la pace tra Baiseth otomanno e i viniziani, la quale da ciascuna delle parti fu abbracciata cupidamente. Perché Baiseth, principe di ingegno mansueto e molto dissimile alla ferocia del padre, e dedito alle lettere e agli studi de’ libri sacri della sua religione, aveva per natura l’animo alienissimo dalle armi: però, avendo cominciata la guerra con potentissimi apparati terrestri e marittimi, e occupato ne’ primi due anni, nella Morea, Naupatto (oggi è detto Lepanto), Modone, Corone e Giunco, non l’aveva continuata poi con la medesima caldezza; movendolo forse, oltre al desiderio della quiete, il sospetto che o i pericoli propri o l’amore della religione non concitassino contro a lui i príncipi cristiani: perché e il pontefice Alessandro aveva mandato alcune galee sottili in aiuto de’ viniziani, e insieme con loro aveva sollevato con danari Uladislao re di Boemia e di Ungheria a muovere la guerra ne’ confini de’ turchi; e i re di Francia e di Spagna mandorono ciascuno di loro, ma non nel tempo medesimo, l’armata sua a congiugnersi con quella da’ viniziani. Ma piú cupidamente ancora fu accettata la pace de’ viniziani, a’ quali si interrompeva per la guerra, con gravissimo detrimento publico e privato, il commercio delle mercatanzie le quali dagli uomini loro si esercitavano in molte parti di levante; e perché, essendo la cittá di Vinegia consueta a trarre ciascuno