Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/167

Da Wikisource.

libro sesto ‐ cap. xv 161

si opporrebbe a questa impresa; e avere modo facile di impedirla, potendo in poche ore mettere in Pisa quegli fanti spagnuoli che erano in Piombino, come molte volte avea affermato che farebbe quando si tentasse di espugnarla. Essere piú utile usare l’occasione della vittoria dove, se bene il frutto fusse minore, la facilitá senza comparazione fusse maggiore, né perciò non senza notabile profitto. Nessuno essersi piú opposto e opporsi continuamente a’ disegni loro, nessuno avere piú impedito la recuperazione di Pisa, nessuno piú procurato di alterare il presente governo, che Pandolfo Petrucci; egli avere confortato il Valentino a entrare armato nel dominio fiorentino, egli essere stato principale consultore e guida dello assalto di Vitellozzo e della rebellione d’Arezzo, essersi mediante i suoi consigli congiunti con lo stato di Siena i genovesi e i lucchesi a sostentare i pisani, egli avere indotto Consalvo a pigliare la protezione di Piombino e a intromettersi di Pisa e a ingerirsi nelle cose di Toscana; e chi altri essere stato stimolatore e fautore di questo moto dell’Alviano? Doversi voltare l’esercito contro a lui, predare e scorrere tutto il contado di Siena, dove non si farebbe resistenza alcuna: potere succedere, con la reputazione dell’armi loro contro a lui, qualche movimento nella cittá, dove aveva molti inimici; e almeno non essere per mancare occasione di occupare qualche castello importante in quel contado, da tenerlo come per cambio e per pegno di riavere Montepulciano; e quello che non avevano fatto i benefici potersi sperare che facesse questo risentimento, di farlo per lo avvenire procedere con maggiore circospezione all’offese loro. Doversi nel medesimo modo correre poi il paese de’ lucchesi, co’ quali essere stato pernicioso usare tanti rispetti. Cosí potersi sperare di trarre della vittoria acquistata onore e frutto, ma andando all’oppugnazione di Pisa non si conoscere altro fine che spesa e disonore. Le quali ragioni allegate concordemente non raffreddorno però lo ardore che aveva il popolo (che si governa spesso piú con l’appetito che con la ragione) che vi si andasse a porre il campo; accecato anche da quella opinione inveterata che a molti de’ cittadini principali,