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de’ franzesi perché, disprezzando gli inimici come raccolti quasi tutti di artefici e di uomini del paese, andavano volonterosamente, non considerando la fortezza del luogo, ad assaltargli; e giá era stato ferito, benché non molto gravemente, la Palissa nella gola. Ma Ciamonte, volendo spuntargli di quello luogo, fece tirare ad alto due cannoni, i quali battendogli per fianco gli sforzorono a ritirarsi verso il monte, in sul quale era rimasta l’altra parte delle loro genti; dove seguitandogli ordinatamente i franzesi, quegli che erano a guardia del bastione, ancorché per il sito e per la fortificazione che vi era stata fatta potessino sicuramente aspettare l’artiglierie, dubitando che tra loro e la gente che era in sul monte non entrasse in mezzo qualche parte de’ franzesi, l’abbandonorono con somma infamia; donde quegli che dal poggetto avevano cominciato a ritirarsi verso il bastione, vedutosi tagliato il cammino, presono fuori della strada consueta per balze e aspri precipizi la via di Genova, essendo nel ritirarsi morti di loro circa trecento. Dal quale successo essendo ripiena di incredibile terrore tutta la cittá, la quale governata secondo la volontá della infima plebe non si reggeva né con consiglio militare né con prudenza civile, mandorono due oratori nello esercito a trattare di darsi con capitoli convenienti; i quali, non ammessi agli orecchi del re, furono uditi dal cardinale di Roano, e da lui ebbono risposta che il re avea deliberato non accettargli se in lui non rimettevano senza altro patto assolutamente l’arbitrio di se stessi e di tutte le cose loro: ma mentre che trattavano con lui, una parte della plebe che recusava l’accordo, uscita tumultuosamente di Genova, si scoperse con molti fanti per i poggi e per il colle, che veniva dal Castellaccio, e si accostorono a uno quarto di miglio al bastione per recuperarlo; e avendo scaramucciato co’ franzesi che erano usciti loro incontro, per spazio di tre ore, si ritirorono senza vantaggio di alcuna delle parti al Castellaccio. Nel quale tempo il re, dubitando di maggiore movimento, stette continuamente armato con molta gente a cavallo nel piano tra ’l fiume della Pozevera e l’alloggiamento dello eser-