Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/213

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libro settimo ‐ cap. viii 207

figliuoli del re morto, l’altro con la potenza vicina e col dare animo a opporsegli a chi avea l’animo alieno da lui, non gli mettessino disturbo a ritornarvi; e nel riordinare o gratificare il regno napoletano gli dette difficoltá l’essere obligato, per la pace fatta col re di Francia, a restituire gli stati tolti a’ baroni angioini, che, o per convenzione o per remunerazione, erano stati distribuiti in coloro che avevano seguitato la parte sua. E questi, non volendo egli alienarsi i suoi medesimi, era necessitato di ricompensare o con stati equivalenti, che s’avevano a comperare da altri, o con danari: alla qual cosa essendo impotentissime le sue facoltá, era costretto non solo a fare vivi in qualunque modo i proventi regi, e a denegare di fare, secondo il costume de’ nuovi re, grazia o esenzione alcuna o esercitare specie alcuna di liberalitá, ma eziandio, con querele incredibili di tutti, ad aggravare i popoli, i quali avevano aspettato sollevazione e ristoro di tanti mali. Né si udivano minori le querele de’ baroni di ciascuna delle parti: perché a quegli che possedevano, oltreché malvolentieri rilasciassino gli stati, furono per necessitá scarse e limitate le ricompensazioni, e a quegli altri si ristrigneva quanto si poteva, in tutte le cose nelle quali accadeva controversia, il beneficio della restituzione, perché quanto meno a loro si restituiva tanto meno agli altri si ricompensava. Partí con lui il gran capitano, ma con benivolenza e fama incredibile; e del quale, oltre alle laudi degli altri tempi, era molto celebrata la liberalitá dimostratasi nel fare innanzi alla partita sua grandissimi doni; a’ quali impotente altrimenti, vendé, per non mancare di questo onore, non piccola parte degli stati propri. Né partí il re da Napoli con molta sodisfazione tra il pontefice e lui: perché dimandandogli la investitura del regno, il pontefice denegava di concederla se non col censo con il quale era stato conceduto agli antichi re, e il re faceva instanza che gli fusse fatta la medesima diminuzione che era stata fatta a Ferdinando suo cugino e a’ figliuoli e a’ nipoti; dimandando l’investitura di tutto ’l regno in nome suo proprio, come successore di Alfonso vecchio, nel qual modo, quando era a Napoli, aveva