Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/233

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libro settimo ‐ cap. x 227

giore considerazione! perché quasi tutti i sospetti che noi abbiamo al presente procedono dall’avere per il passato offesi troppi; né si crederá che a una nuova guerra contro al re di Francia, nostro collegato, ci tiri il timore ma la cupiditá di ottenere, congiugnendoci col re de’ romani, una parte del ducato di Milano contro a lui, come congiunti seco ottenemmo contro a Lodovico Sforza: al quale tempo se ci fussimo governati con piú moderazione, né temuto troppo i sospetti vani, non sarebbano le cose d’Italia nelle presenti agitazioni, e noi, conservatici con fama di piú modestia e gravitá, non saremmo ora necessitati a entrare in guerra con questo o con quello principe piú potenti di noi. Nella quale necessitá poiché siamo, credo sia piú prudenza non partire dalla confederazione del re di Francia che, mossi da timore vano o da speranza di guadagni incerti e dannosi, abbracciare una guerra la quale soli non saremmo potenti a sostenere, e i compagni che noi aremmo ci sarebbano alla fine di maggiore peso che profitto. —

Vari furono in tanta varietá di ragioni i pareri del senato; ma alla fine prevalse la memoria della inclinazione la quale sapevano avere sempre avuta il re de’ romani di recuperare, come n’avesse occasione, le terre tenute da loro, quali pretendeva appartenersi o allo imperio o alla casa d’Austria: però fu la loro deliberazione di concedergli il passo venendo senza esercito, negargliene se venisse con armi. La quale conclusione, nella risposta feciono a’ suoi oratori, si sforzorono di persuadere quanto potettono che fusse mossa piú da necessitá, per la confederazione che avevano col re di Francia, e dalle condizioni de’ tempi presenti che da volontá che avessino di dispiacergli in cosa alcuna: aggiugnendo essere sforzati dalla medesima confederazione di aiutarlo alla difesa del ducato di Milano col numero di gente espresso in quella, ma che in questo procederebbono con somma modestia, non trapassando in parte alcuna le loro obligazioni; ed eccettuato quello che fussino costretti di fare in questo modo per la difesa del ducato di Milano, non si opporrebbono ad alcuno altro progresso suo; come quegli che non erano, in quel che consistesse in