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libro settimo ‐ cap. xi 231

diversi luoghi. Però il re di Francia aveva mandato nel ducato di Milano numero grande di genti a cavallo e a piedi, e soldato, oltre all’altre preparazioni, per difesa di quello stato, nel reame di Napoli, con permissione del re cattolico (contro a cui Cesare per questo gravissimamente si lamentò) dumila cinquecento fanti spagnuoli; avendo nel tempo medesimo Ciamonte, dubitando della fede del cavaliere de’ Borromei, occupato all’improviso Arona, castello di quella famiglia in sul Lago Maggiore. In Borgogna avea mandato cinquecento lancie sotto la Tramoglia governatore di quella provincia; e per distrarre in piú parti i pensieri e le forze di Cesare dava continuamente aiuti e fomento al duca di Ghelleri, il quale molestava il paese di Carlo nipote di Cesare. Aveva oltre a questo mandato a Verona Giaiacopo da Triulzi, con quattrocento lancie franzesi e quattromila fanti, in soccorso de’ viniziani; i quali aveano fermato, verso Roveré, per opporsi a’ movimenti che si facevano di verso Trento, il conte di Pitigliano con quattrocento uomini d’arme e molti fanti, e nel Friuli ottocento uomini d’arme sotto Bartolomeo d’Alviano, ritornato piú anni innanzi agli stipendi loro.

Ma si dimostrò da parte non pensata il primo pericolo, perché Polbatista Giustiniano e Fregosino, fuorusciti di Genova, condusseno a Gazzuolo, terra di Lodovico da Gonzaga feudatario imperiale, mille fanti tedeschi, i quali passorno all’improviso con grandissima celeritá per monti e luoghi asprissimi del dominio viniziano, con intenzione di andare, passato il fiume del Po, per la montagna di Parma verso Genova; ma Ciamonte, sospettandone, mandò subito a Parma, per opporsi loro nel cammino, molti cavalli e fanti: per la venuta de’ quali i tedeschi, perduta la speranza che contro a Genova potesse piú succedere effetto alcuno, se ne ritornorono in Germania, per la medesima via ma non col medesimo timore e celeritá, perché i viniziani, per beneficio comune, consentirono tacitamente il ritorno loro.

Erano nel tempo medesimo molti fuorusciti genovesi nella cittá di Bologna, e perciò il re ebbe dubitazione non mediocre