Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/259

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libro ottavo ‐ cap. i 253

né a espugnare, né a fare inclinazione alcuna alla somma della guerra; e ne’ movimenti e nel fervore delle armi temporali non sentirsi la riverenza né i minacci delle armi spirituali, le quali non essere da temere che nocessino piú loro in questa guerra che fussino nociute in molte altre e specialmente nella guerra fatta contro a Ferrara, nella quale non erano state potenti a impedire che non conseguissino la pace onorevole per sé e vituperosa per il resto d’Italia, che con consentimento tanto grande, e nel tempo che fioriva di ricchezze d’armi e di virtú, si era unita tutta contro a loro: e ragionevolmente, perché non era verisimile che il sommo Dio volesse che gli effetti della sua severitá e della sua misericordia, della sua ira e della sua pace, fussino in potestá d’uno uomo ambiziosissimo e superbissimo, sottoposto al vino e a molte altre inoneste voluttá: che la esercitasse ad arbitrio delle sue cupiditá, non secondo la considerazione della giustizia o del bene publico della cristianitá. Giá, se in questo pontificato non era piú costante la fede sacerdotale che fusse stata negli altri, non vedere che certezza potesse aversi che, conseguita da loro Faenza e Rimini, non si unisse con gli altri per recuperare Ravenna e Cervia, non avendo maggiore rispetto alla fede data che sia stato proprio de’ pontefici; i quali, per giustificare le fraudi loro, hanno statuito, tra l’altre leggi, che la Chiesa, non ostante ogni contratto ogni promessa ogni beneficio conseguitone, possa ritrattare e direttamente contravenire alle obligazioni che i suoi medesimi prelati hanno solennemente fatte. La confederazione essere stata fatta tra Massimiliano e il re di Francia con grande ardore, ma non essere simili gli animi degli altri collegati, perché il re cattolico vi aderiva malvolentieri e nel pontefice apparivano segni delle sue consuete vacillazioni e sospizioni; però non essere da temere piú della lega fatta a Cambrai che di quello che altra volta a Trento e dipoi a Bles avevano convenuto, col medesimo ardore, i medesimi Massimiliano e Luigi, perché alla esecuzione delle cose determinate repugnavano molte difficoltá, le quali per sua natura erano quasi impossibili a svilupparsi. E perciò, il principale studio e diligenza di quel