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preseno la terra di Solarolo, e stati qualche dí alla bastia vicina a tre miglia di Faenza andorno a Berzighella, terra principale di Valdilamone, ove era entrato Giampaolo Manfrone con ottocento fanti e alcuni cavalli; i quali usciti fuora a combattere, condotti in uno agguato furno sí vigorosamente assaliti da Giampaolo Baglioni e Lodovico dalla Mirandola, condottieri nello esercito ecclesiastico, che rifuggendo nella terra vi entrorono mescolati insieme con loro, e con tale impeto che il Manfrone caduto da cavallo appena ebbe tempo a ritirarsi nella rocca: alla quale essendo presentata l’artiglieria, fu dal primo colpo abbruciata la munizione che vi era dentro, dal quale caso impauriti si rimessono senza alcuna condizione nell’arbitrio de’ vincitori. Occupata tutta la valle, l’esercito sceso nel piano, preso Granarolo e tutte l’altre terre del contado di Faenza, andò a campo a Russi, castello situato tra Faenza e Ravenna, ma di non facile espugnazione perché, circondato da fosse larghe e profonde e forte di mura, era guardato da seicento fanti forestieri. E faceva l’espugnazione piú difficile non essere nello esercito ecclesiastico né quel consiglio né quella concordia che sarebbe stata necessaria, benché le forze vi abbondassino, conciossiaché di nuovo vi erano giunti tremila fanti svizzeri soldati dal pontefice; e però, con tutto che i viniziani non fussino potenti in Romagna, si faceva per gli ecclesiastichi poco progresso. I quali per infestare essendo uscito di Ravenna con la sua compagnia Giovanni Greco, capitano di stradiotti, fu rotto e fatto prigione da Giovanni Vitelli uno de’ condottieri ecclesiastici. Pure finalmente, poi che furono stati intorno a Russi dieci dí l’ottennono per accordo; ed essendo in questo tempo medesimo succeduta la vittoria del re di Francia, la cittá di Faenza, la quale per esservi pochi soldati de’ viniziani era in potestá di se medesima, convenne di ricevere il dominio del pontefice se infra quindici dí non fusse soccorsa: la quale convenzione poi che fu fatta, essendo usciti di Faenza cinquecento fanti de’ viniziani, sotto la fede del legato, furono svaligiati per commissione del duca di Urbino. Fece il medesimo e la cittá di Ravenna, su-