Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/295

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libro ottavo ‐ cap. viii 289

dasse di notte per riceverla, non solamente, messane dentro una parte, opprimere quella ma nel tempo medesimo assaltare uno degli altri campi de’ fiorentini, i quali secondo l’ordine dato si avevano ad accostare piú presso alla cittá. I quali essendosi accostati, ma non con temeritá né con disordine, i pisani non conseguirno altro di questo trattato che la morte di pochi uomini che si condusseno nello antiporto per entrare nella cittá al segno dato: tra’ quali fu morto Canaccio da Pratovecchio (cosí si chiamava quello di cui era stato prigione Alfonso del Mutolo), quello sotto la confidenza di chi era stato tenuto il trattato e vi morí anche d’una artiglieria Paolo da Parrano capitano di una compagnia di cavalli leggieri de’ fiorentini. La quale speranza mancata, né entrando piú in Pisa se non piccolissima quantitá di grani, e quegli occultamente e con grandissimo pericolo di quei che ve gli conducevano, né comportando i fiorentini che di Pisa uscissino bocche disutili, perché facevano vari supplíci a coloro che ne uscivano, si comperavano con prezzo smisurato le cose necessarie al vivere umano; e non ve ne essendo tante che bastassino a tutti, molti giá si morivano per non avere da alimentarsi. E nondimeno era maggiore di tanta necessitá l’ostinazione di quegli cittadini che erano capi del governo; i quali, disposti a vedere prima l’ultimo esterminio della patria che cedere a sí orribile necessitá, andavano di giorno in giorno differendo il convenire, ingegnandosi di dare alla moltitudine ora una speranza ora un’altra; e sopratutto che, aspettandosi a ogni ora Cesare in Italia, sarebbono i fiorentini necessitati a discostarsi dalle loro mura. Ma una parte de’ contadini, e quegli massime che, stati a Piombino, avevano compreso quale fusse l’animo loro, fatta sollevazione gli costrinse a introdurre nuove pratiche co’ fiorentini: le quali trattate con Alamanno Salviati, commissario di quella parte dello esercito che alloggiava a San Piero in Grado, dopo varie dispute, usando continuamente quegli medesimi ogni possibile diligenza per interrompere, si conchiuse. E nondimeno la concordia fu fatta con condizioni molto favorevoli per i pisani: conciossiaché fussino rimessi