Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/35

Da Wikisource.

libro quinto ‐ cap. vi 29

moveva piú la cupiditá che, per se stesso e per gli stimoli de’ milanesi, aveva di recuperare Cremona e la Ghiaradadda, cose state poco innanzi concedute loro da esso medesimo, e Brescia Bergamo e Crema, state giá del ducato di Milano, e occupate da’ viniziani nelle guerre che ebbeno con Filippo Maria Visconte. E per trattare piú da presso queste cose, e per fare le provisioni necessarie alla impresa di Napoli, aveva mandato molto prima a Milano il cardinale di Roano, la cui lingua e autoritá era la lingua e l’autoritá propria del re, il quale vi era dimorato piú mesi non avendo ancora potuto, per le spesse variazioni del re de’ romani, fermare seco cosa alcuna.

Per mezzo del cardinale, trattorono i fiorentini in questo tempo di essere di nuovo ricevuti nella protezione del re, ma senza effetto, perché proponeva condizioni molto difficili; anzi dimostrando d’avere totalmente l’animo alieno da loro e pretendendo, il re, non essere piú obligato alle convenzioni fatte a Milano, fece consegnare a’ lucchesi, accettati di nuovo in protezione, Pietrasanta e Mutrone, come cose per antiche ragioni appartenenti a quella cittá: ma ricevuti da loro, come signore di Genova, ventiquattromila ducati, perché i lucchesi possessori anticamente di Pietrasanta l’aveano, per certe necessitá, impegnata per tanta quantitá a’ genovesi, da’ quali era poi per forza d’armi pervenuta ne’ fiorentini. Trattò ancora co’ sanesi co’ lucchesi e co’ pisani di unirgli insieme per rimettere i Medici in Firenze, disegnando che il re conseguisse da ciascuno non piccola somma di danari: le quali pratiche benché si conducessino insino quasi alla stipulazione, nondimeno non ebbeno effetto perché non erano tutti pronti a pagare la quantitá de’ danari dimandata, e perché si conosceva essere piú facilitá a valersi de’ fiorentini.

Sopravenne finalmente speranza piú certa dal re de’ romani, e però il cardinale andò a convenirsi [con lui] a Trento dove trattorono molte cose concernenti di stabilire il matrimonio di Claudia figliuola del re di Francia e di Carlo primogenito dello arciduca, con la concessione all’uno e l’altro di loro