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fiume di Lofanto giá detto Aufido, pretendevano i franzesi (i quali non avendo in considerazione la denominazione moderna avevano, nel dividere, avuto rispetto alla antica) o che il Capitanato non si comprendesse sotto alcuna delle quattro provincie divise o che piú tosto fusse parte dell’Abruzzi che della Puglia; movendogli non tanto quello che in sé importasse il paese quanto perché, non possedendo il Capitanato, non apparteneva a loro parte alcuna dell’entrate della dogana delle pecore, membro importante dell’entrate del regno, e perché, essendo privato l’Abruzzi e Terra di Lavoro de’ frumenti che nascono nel Capitanato, potevano ne’ tempi sterili esserne facilmente quelle provincie ridotte in grandissima estremitá, qualunque volta dagli spagnuoli fusse proibito loro il trarne della Puglia e della Sicilia: ma in contrario si allegava non potere il Capitanato appartenere a’ franzesi, perché l’Abruzzi terminato ne’ luoghi alti non si distende nelle pianure, e perché nelle differenze de’ nomi e de’ confini delle provincie si attende sempre all’uso presente. Sopra la quale altercazione erano stati contenti, l’anno dinanzi, di partire in parti eguali l’entrata della dogana; ma il seguente anno, non contenti alla medesima divisione, ne aveva ciascuno occupato il piú che aveva potuto. E si erano aggiunte poi nuove contenzioni, nutricate insino allora (cosí era la fama) piú per volontá de’ capitani che per consentimento de’ re: perché gli spagnuoli pretendevano che il Principato e Basilicata si includesse in Calavria, che si divide in due parti, Calavria citra e Calavria ultra cioè l’una di sopra l’altra di sotto, e che Val di Benevento che tenevano i franzesi fusse parte di Puglia; e però mandorono ufficiali a tenere la giustizia alla Tripalda vicina a due miglia ad Avellino, ove dimoravano gli ufficiali de’ franzesi. I quali princípi di manifesta dissensione essendo molesti a’ baroni principali del regno, si intromesseno tra Consalvo Ernandes e Luigi d’Ormignacca duca di Nemors viceré del re di Francia; ed essendo venuti, per opera loro, Luigi a Melfi e Consalvo a Atella, terra del principe di Melfi, dopo pratiche di qualche mese, nelle quali anche i due capitani parlorno insieme,