Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/57

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libro quinto ‐ cap. xi 51

erano generali, vi era specificato che la si intendesse senza pregiudicio delle ragioni della Chiesa, alla quale niuno negava appartenere la cittá di Bologna; e perché nella confederazione che aveva fatta col pontefice, anteriore di tempo a tutte quelle che aveva fatte in Italia, si era obligato, in qualunque convenzione facesse per l’avvenire con altri, eccettuare sempre ch’elle non si intendessino in pregiudicio delle ragioni della Chiesa. Nella quale deliberazione perseverò in modo senza vergogna che, confortandolo a cosí fare il cardinale di Roano, contro al parere di tutti gli altri del suo consiglio, mandò a Bologna uno uomo proprio a intimare che, essendo quella cittá appartenente alla Chiesa, non poteva mancare di non favorire la impresa del pontefice, e che per virtú della sua protezione sarebbe lecito a’ Bentivogli abitare privatamente in Bologna e godersi le loro sostanze.

Né solamente a tutti questi, ma insino a’ viniziani, cominciava a essere sospetta tanta prosperitá del duca Valentino; sdegnati eziandio che pochi mesi innanzi, dimostrando essere in piccola estimazione appresso a lui l’autoritá di quel senato, aveva fatto rapire la moglie di Giovambattista Caracciolo capitano generale delle loro fanterie, la quale, andando da Urbino a congiugnersi col marito, passava per la Romagna. Però, per dare causa al re di procedere piú moderatamente a’ suoi favori, dimostrando di muoversi come amici e gelosi dell’onore suo, gli ricordorono per gli oratori loro, con parole degne della gravitá di tanta republica, che considerasse di quanto carico gli fusse il dare tanto favore al Valentino, e quanto poco convenisse allo splendore della casa di Francia e al cognome tanto glorioso di re cristianissimo favorire uno tiranno tale, distruttore de’ popoli e delle provincie e sitibondo sí immoderatamente del sangue umano, ed esempio a tutto il mondo di orribile immanitá e perfidia; dal quale, come da publico ladrone, erano stati ammazzati sí crudelmente sotto la fede tanti nobili e signori, e che non si astenendo ancora dal sangue de’ fratelli e de’ congiunti, ora con ferro ora con veleno, avesse incrudelito nelle etá miserabili eziandio alla barbarie